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Crisi economica: le prospettive sono nere

Una crisi profonda da cui si uscirà con gravi danni sulla nostra economia: più disoccupazione e più debito. È questo il quadro tracciato negli ultimi giorni dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. L’unica alternativa che avrà il nostro Paese per far diminuire sia la disoccupazione che il debito sarà -secondo il Governatore- quella di crescere a una velocità maggiore degli ultimi dieci anni.

Avremo bisogno di più infrastrutture, di più capitale umano e sociale –ha detto Mario Draghi durante un’audizione nella Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Mafia e ha ricordato come fra gli ostacoli che frenano il tasso di crescita vi siano organizzazioni criminali agressive, pervasive, opprimenti.

In questo momento storico in cui tutti stanno soffrendo la crisi economica (dalle famiglie alle imprese), la criminalità organizzata è l’unica che ne sta approfittando attraverso l’esercizio dell’usura.

"Per questo l’azione di contrasto deve farsi ancora più attenta e decisa" -ha detto il Governatore. Ma le notizie non sono solo negative. Secondo il Governatore, la fase di progressivo peggioramento della congiuntura dovrebbe essersi fermato e l’attività produttiva dovrebbe tornare a crescere nel corso del 2010. La crisi, però, lascerà in eredità un elevato debito pubblico. Proprio per questo sono necessarie riforme che riescano ad alimentare la crescita.

Draghi parte dalla constatazione che la recessione in atto sia la più grave del dopoguerra: bisognerà atendere il 2013 per vedere il prodotto interno lordo tornare ai livelli del 2007.


La crisi, nel frattempo, la stanno pagando in prima persona i giovani. Il quadro del Rapporto sul mercato del lavoro del Cnel prospetta fino a mezzo milione di posti di lavoro a rischio nel 2009 per effetto della crisi. Le prospettive sono paurose in termini di disoccupazione: il rapporto stima che nell’anno, il numero dei disoccupati potrebbe aumentare tra le 270mila e le 460mila unità.

Proprio per questo sarebbe necessario, come suggerisce lo stesso Rapporto, estendere e rendere ancora più flessibili i sostegni al reddito. Il rapporto del Cnel lascia però qualche speranza, osservando che ci sono alcuni indicatori che dimostrano una lieve ripresa dell’attività economica. Il punto più basso della recessione sembrerebbe passato, dunque.

Questa crisi, forse alla fine, lascerà un’eredità molto pesante. Per contrastare questi effetti servono delle riforme in grado di alimentare la crescita, riforme che fino a questo momento non sono arrivate dal Governo italiano.

Draghi, presente durante le audizioni sul Documento di programmazione economica (Dpef) alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha fatto notare che gli sforzi dello Stato non sono stati sufficienti. Ha, anzi, ricordato che vi è stata una forte riduzione delle entrate tributarie e questo potrebbe anche essere frutto di una ripresa dell’evasione fiscale.

Non ha parole dolci nemmeno per lo scudo fiscale che, teoricamente, potrebbe contribuire a mobilitare risorse per la ripresa, ma la versione italiana di questo provvedimento si differenzia da quelli analoghi adottati all’estero: ad esempio per l’anonimato che è garantito solo da noi. Se le previsioni sono corrette, la crisi è quindi quasi finita. Ma le prospettive davanti a noi sono altrettanto complesse e non è detto che la luce in fondo al tunnel si avvicini molto presto.

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