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Chi di mafia ferisce di mafia perisce

La descrizione dell’inizio del declino di Berlusconi, per mano delle stesse persone che l’hanno creato.

Mettiamo che un politico faccia una promessa. Mettiamo che questa promessa gli consenta di vincere le elezioni. Mettiamo che il politico in questione non riesca (o non voglia) mantenere questa promessa.

Bella scoperta, direte voi, sarebbe una notizia se un politico mantenesse le promesse fatte in campagna elettorale!

Mettiamo però che la promessa non sia stata fatta agli elettori, bensì a una lobby, una lobby un po’ particolare: la mafia.

Che cosa accade se questa promessa non viene mantenuta? Gli elettori hanno pochissimi strumenti per far valere il proprio peso, non possono fare altro che lasciare che il politico governi e la volta successiva cercare un canditato migliore da votare. Per la mafia invece è un po’ diverso.

Come tutte le lobbies, la mafia investe, finanzia, aiuta e vuole in cambio una contropartita. Se la contropartita non arriva, cominciano i problemi.

Ora, senza fare nessuna ulteriore insinuazione, riportiamo qualche stralcio dei quotidiani di questi giorni: "Accade che, nella convinzione di essere stata venduta dopo le "trattative" degli anni Novanta, la famiglia di Brancaccio ha deciso di aggredire - in pubblico e servendosi di un processo - chi "non ha mantenuto gli impegni". Ci sono anche i messaggi di morte. Al presidente del Senato, Renato Schifani, siciliano di Palermo. O, come raccontano le "voci di dentro" di Cosa Nostra, avvertimenti che sarebbero piovuti su Marcello Dell’Utri. Un’intimidazione che ha - pare - molto impaurito il senatore e patron di Publitalia".

"Quando questo politico avrebbe vinto le elezioni, si sarebbe quindi interessato a far abolire il 41 bis (...). Quando Berlusconi [è] stato Presidente del Consiglio per la prima volta, nell’organizzazione erano tutti contenti, perché si stava muovendo nel senso desiderato e [si disse] che la proroga del 41 bis era stata solo per fintà in modo da eliminarlo del tutto alla scadenza".

"Se non arriva niente da dove deve arrivare, è bene che anche noi cominciamo a parlare con i magistrati". La frase è eloquente. C’è un accordo. Chi lo ha sottoscritto, non ha rispettato l’impegno. Per cavarsi dall’angolo, c’è un solo modo: dissociarsi, collaborare con la giustizia, svelare le responsabilità di chi - estraneo all’organizzazione - si è tirato indietro. Accusarlo può essere considerato un’infamia?".

"Ora bisogna mettere in ordine quel che si intuisce nelle mosse di Cosa Nostra. I "pentiti" non sono maledetti da chi, in teoria, stanno tradendo. Al contrario, ricevono attestati di solidarietà, segnali di rispetto, addirittura cenni di condivisione per una scelta che alcuni non hanno ancora la forza di decidere. E’ più che un’impressione: è come se chi offre piena collaborazione alla magistratura (Spatuzza, Romeo, Grigoli) abbia l’approvazione di chi governa la famiglia".

Berlusconi, ti stanno vendendo. Come hanno fatto con Riina prima e con Provenzano poi. Sei solo un altro boss che è passato di moda.

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