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Che succede ora che Marchionne è stato fregato?

Marchionne e la Fiat sono stati fregati. Marchionne ha persa la partita a poker che stava giocando in Germania. La posta era la Opel, apparentemente, in sostanza la sopravvivenza della Fiat e dell’industria automobilistica.

In USA il gioco a bluff era riuscito. Giocando a carte coperte ha fatto credere di avere un buon punto, tutti ci sono cascati e i sindacati americani, gli operai, sia americani che italiani pagheranno il piatto. Ma partita si giocava su più tavoli. Vinto il round in USA, Marchionne ha fatto lo stesso gioco in Germania: piatto alto, posta in gioco rischiosa, gioco identico. Ha fatto credere di avere un buon punto in mano, i supporter erano pronti a dar man forte, il governo, che sottobanco, con i suoi inviati reconditi premevano sul piano politico, sia in Europa (il ministro Frattini ha fatto il diavolo in quattro) sia sul governo tedesco, (B. pensava di poter con i suoi "cù cù" convincere ancora la donna Merkel). Ma la politica in Germania conta ancora, i sindacati tedeschi da sempre sempre meno convinti della soluzione Fiat, hanno voluto vedere il punto ed hanno convinto la Merkel al rilancio (altri 300 milioni di euro). La Fiat aveva messo già tutto nel piatto, non aveva più nulla, neanche più la credibilità, la Magna grazie alla banca russa Sberbank li aveva, e li ha buttati nel piatto. Game Over! come dice chi se ne intende.

Dove l’errore?
Un errore commesso da Marchionne, dicono gli addetti, è stato quello di credere di poter giocare la stessa partita giocata in America, come se si trovasse in USA. Non ha pensato che la Germania è in Europa, e per giunta sotto campagna elettorale. L’episodio inglese dei lavoratori italiani andati nel Regno Unito a "togliere il lavoro agli operai inglesi", sminuito dai mass-madia in Italia, ha invece avuto un gran risalto nelle altre nazioni europee a più alto tasso di politicizzazione e dove il welfare di natura socialdemocratica ancora non è stato completamente ubriacata dalla politica di natura berlusconiana. La politica del grande centro, di grande coalizione ha fatto si che, sotto campagna elettorale, nessun partito prendesse le distanze dal sentire comune della classe dei lavoratori e dalla midle-classe. Il resto è venuto da solo.
 
Cosa succederà ora alla Fiat?
Marchionne dovrà necessariamente cercare altre vie, nel mondo. Deve assolutamente raggiungere quota sei/sette milioni annui di macchine prodotte, soglia minima per poter sopravvivere tra i quattro/cinque produttori mondiali che resteranno nel dopo-crisi. Questo dicono gli analisti del mercato! Se raggiunge quella quota, potrà sperare di abbeverarsi dei finanziamenti che sia americani che i governi mondiali devono mettere in ciclo per sostenere lo sviluppo della produzione, sviluppo che sicuramente gli americani dovranno sostenere a patto che questo abbia una parvenza di ecosostenibilità e per poter essere tale gli investimenti devono avere un ritorno di almeno sei milioni di pezzi prodotti e venduti. E gli americani dovranno fare e faranno la parte di leone nell’esborso di danaro perchè unico paese in grado di stampare moneta da far girare nel mondo e pagato dal resto del mondo. Gli altri paesi dovranno subire, per poter entrare nel treno dello sviluppo e trarne qualche beneficio. Questo il quadro, il disegno che gli economisti e politici si son fatti come se niente fosse successo e sperando che questa sia solo una crisi uguale alle altre solo un pò più grave delle attre.

E per i lavoratori??
 Per la clase dei lavoratori, se si prefigura questo disegno, e se non avviene ùnessuna iniziativa da parte del mondo del lavoro (sia sindacale che politico, come tuttolascia presupporrre) non vi sarà nulla di buono. Il gioco giocato dall’america e palesato con la vicenda Fiat, dimostra che una delle maggiori centrali del capitalismo vuole battere la strada del ribasso ai salari e condizione di vita dei lavoratori. La valorizzazione delle merci dovrà passare attraverso un massiccio aumento del capitale fisso, (investimenti, modernizzazione, ricerca e sviluppo, nuovi prodotti basati sulla ecosostenibilità ecc ecc) e pertanto un abbassamento del tasso di profittabilità assoluto a meno di una diminuzione del capitale variabile la cui parte da leone è composta da salari e stipendi. Per i lavoratori italiani, in particolare quelli direttamente legati alla vicenda Fiat, in ogni caso (sia se la Fiat trova un patner e raggiunge la soglia minima di spravivenza, sia se non lo trova) vedranno tempi bui. In un caso sicuramente, almeno due/tre stabilimenti italiani vedranno la chiusura e quacun’altro forti ridimensionamenti occupazionali (e stante questo governo molti di questi saranno di dislocati nel sud), nel caso peggiore si potrebbe essere fagocitati da qualche altro lupo e da mangiatori potremmo diventare mangiati. Anche in questo caso i ridimensionamenti occupazionali, con le dovute ricadute economiche sociali, saranno terribili, e rispetto alle politiche della Marker, qui Tremonti e Berlusconi sconti non ne sanno né possono fare. Il mercato per noi è sacro, quando conviene a loro e a meno di non toccare stabilimenti del Nord massicciamenti, gli alleati del governo più sensibili al Sud (vedi ex AN) non ha più la forza e la voglia di fronteggiare come fa la Lega e salvasre gli interessi corporativi o elettorali.
 
Sul fronte dell’autonomia di classe, le organizazioni sia politiche che sindacali che dovrebbero avere o che si piccano di avere, riferimenti anche o solo nella classe dei lavoratori, gli uni sono troppo occupati al gossip delle veline e di naomi, gli altri affaccendati a spolpare e contendersi l’osso che credano a loro spettante, gli altri ancora intronati come un pugile suonato, passano il tempo fra una cena e l’altra nelle varie tenute del signorotto o incapaci, per cultura e per deficienza a capire non dico cosa avverrà , ma almeno a cosa sta succedendo. 

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