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C’era una volta l’Iraq

Quando all’indomani dell’invasione americana saccheggiarono il museo archeologico nazionale di Baghdad (involando oltre 10.000 pezzi e danneggiandone molti altri), dissero che non c’erano abbastanza truppe americane per fare la guardia a tutto. Rumsfeld aveva voluto un corpo d’invasione ridotto all’osso e c’erano altre priorità, come il ministero del petrolio, fin da subito blindato dagli americani.

Dall’omessa vigilanza in emergenza si è passati poi all’omessa vigilanza continuata dal 2003 a oggi. Nella foto qui sotto c’è una zona archeologica ripresa da Google Earth prima dell’invasione.

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In questa foto scatta dai nostri carabinieri c’è la stessa zona dopo qualche anno di occupazione americana

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Nella zona hanno scavato ovunque e portato via tutto quello che si poteva, ma c’è di peggio. Nelle foto sotto è rappresentata l’area di Babilonia, proprio quella Babilonia, quella famosa e culla della civiltà. Accanto al riquadro rosso con il numero uno, la cittadella meridionale di Nabucodonosor, c’è una serie di costruzioni regolari, che sono gli edifici di una grossa base americana costruita proprio accanto alla cittadella nel bel mezzo dell’area di Babilonia. Come se si piantasse una base militare accanto al Colosseo. Costruzione che ha sicuramente comportato sbancamenti di terreno, scavi e anche il passaggio di mezzi pesanti in tutta l’area archeologica. Nessuna omissione in questo caso, ma un delitto doloso.

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Un crimine senza dubbio. Com’è un crimine l’incredibile offerta di reperti archeologici dall’Iraq su siti come E-Bay o attraverso i circuiti più tradizionali di questo genere di commercio. Le truppe statunitensi non sono state molto rispettose delle ricchezze irachene, la dottrina dello Shock and Awe prescriveva un discreto livello di violenza e risposte sempre sopra le righe, dovevano stupire e intimorire.

Paragonata alla perdita di vite umane provocata dall’invazione questa devastazione è sicuramente meno rilevante, ma a suo modo ci dice molto su come siano andate le cose e sull’assoluta mancanza di tatto e di contatto con la realtà degli americani. Di sicuro anche questi fatti contribuiscono a dimostrare che la mancanza di rispetto per l’Iraq e gli iracheni, da parte dei sedicenti portatori di democrazia, è stata uno dei fattori detonanti della ribellione irachena, esplosa solo dopo che gli americani si sono fatti conoscere al di là delle promesse roboanti della propaganda.

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