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Bankitalia: conti pubblici giù, persi 500mila posti

Via Nazionale lancia l’allarme: i primi 9 mesi dell’anno in forte contrazione. Ne risente soprattutto il mercato del lavoro: 300mila precari hanno perso il posto, la cig continua a crescere e la domanda interna cala. Ancora giù il credito bancario

I conti pubblici sono in “forte peggioramento“, resta “alto l’allarme occupazione”, l’inflazione torna a salire e i segnali sui consumi “restano incerti”. E’ questo lo scenario disegnato oggi (15 ottobre) dal Bollettino economico della Banca d’Italia.

L’Istituto di Via Nazionale, analizzando l’andamento dei primi nove mesi dell’economia italiana, sottolinea che "lo stato dei conti pubblici è in notevole peggioramento, risentendo soprattutto della dinamica particolarmente negativa delle entrate". Il gettito tributario, infatti, si è ridotto del 3,2%, "nonostante la forte crescita di alcune imposte sostitutive straordinarie". Inoltre, aggiunge, "sulle prospettive dei conti pubblici pesa l’incertezza ancora elevata riguardo ai tempi e all’intensità della ripresa ciclica". A calare, in settembre, è anche la produzione industriale, che scende del 2%. La tenuta rispetto ai mesi precedenti è dovuta ad un “rimbalzo”. Secondo il bollettino, infatti, il rialzo registrato ad agosto (+7%) è stato sostenuto "dal recupero di comparti in cui l’attività aveva toccato livelli particolarmente depressi nei mesi precedenti".

Le note più dolenti, però, restano quelle relative all’occupazione. Resta alto l’allarme. Nel secondo trimestre dell’anno, segnala Bankitalia, "la perdita è risultata di oltre mezzo milione di occupati rispetto a un anno prima, escludendo dal computo l’effetto delle iscrizioni all’anagrafe di lavoratori immigrati. A pagare maggiormente le spese della crisi sono stati i parasubordinati. E’ stata, infatti, “di circa 300mila unità la flessione dei lavoratori comunemente definiti come ’precari’, in maggioranza giovani".


Nel terzo trimestre, inoltre, "si è ancora intensificato il ricorso alla cassa integrazione guadagni: le ore complessivamente autorizzate sono aumentate di circa il 30% rispetto al trimestre precedente". Nel dettaglio, rispetto al secondo trimestre del 2008, la diminuzione dell’occupazione è stata di 378mila unità (-1,6%), come risultato di una riduzione più forte del numero degli occupati di nazionalità italiana (-562mila) e di un aumento dell’occupazione straniera (184.000). Quest’ultimo dato, tuttavia, avverte via Nazionale, riflette "esclusivamente il recepimento nei dati anagrafici della crescita della popolazione straniera residente (aumentata di 307.000 unità) e potrebbe riguardare pertanto lavoratori già in attività".

Il peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro in Italia, tra l’altro, incide sulla domanda interna. Nel bollettino si legge: "Continuano a peggiorare gli indicatori relativi alle intenzioni di acquisto di beni durevoli e alle condizioni del mercato del lavoro". Inoltre, "pesa verosimilmente sulle decisioni di spesa delle famiglie il calo dell’occupazione, in atto dalla meta’ del 2008". Sebbene i consumi continuino a crescere, infatti, i segnali per il terzo trimestre restano incerti. Secondo quanto emerge dal bollettino economico, "si e’ interrotto il calo della spesa delle famiglie, che ha segnato un aumento dello 0,3 per cento sul periodo precedente (-1,8 su quello corrispondente del 2008). Il risultato riflette soprattutto il netto rialzo degli acquisti di beni durevoli (4,0 per cento sul periodo precedente), tornati a crescere per la prima volta dall’estate del 2007 sulla spinta delle agevolazioni alla rottamazione degli autoveicoli".

A contrarsi ancora, però, è la crescita del credito bancario, che relativamente al settore privato non finanziario "continua a risentire sia di una ridotta domanda di finanziamenti da parte delle imprese, a causa della difficile congiuntura economica, sia di un orientamento ancora restrittivo dei criteri di offerta, seppure con segnali di attenuazione". In agosto la crescita sui dodici mesi dei finanziamenti concessi dalle banche al settore privato non finanziario è scesa al 2,2 per cento. Un anno prima il credito cresceva a tassi molto più alti, del 10 per cento circa.

Infine, secondo Bankitalia, torna a salire l’inflazione, che dovrebbe attestarsi all’1,5% nel 2010. Il rialzo registrato a settembre "dovrebbe proseguire nel resto dell’anno e accentuarsi gradualmente nel corso del 2010, in linea con le attese per l’insieme dell’area dell’euro".

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.55) 28 ottobre 2009 18:56

    Risulta a qualcuno che nel 2009 siano stati licenziati 500.000 statali?
    Se sì vuol dire che il governo sta facendo riforme e una politica di risanamento economico.
    Se nò vuol dire che il governo sta facendo manfrina per continuare a campare.

    Ecco quanto scrivevo nell’anno 2004 ed in allegato l’intero testo pubblicato lo 11 novembre 2004 su "Il Gazzettino".
    Il nuovo vate giuslavorista dei DS folgorato sulla via di Damasco?
    Bloccare il turnover quale toccasana per conseguire i risultati sopraddetti è velleitario e propagandistico. Il fattore "tempo" è sfavorevole, perché la dinamica del turn-over è troppo lenta nel produrre i benefici ricercati, poiché i risultati si conseguiranno solo nel lungo termine. Inoltre le necessità di reperire le nuove professionalità sconsiglia quella che potrebbe configurarsi come una nuova rigidità nel mercato del lavoro. In allegato pure la foto al riguardo del fotovoltaico che non è più possibile visualizzare sul forum.
     
    UDINE
    Troppa gente alle dipendenze dello Stato
    Bisogna ridurre il personale in esubero nell’amministrazione pubblica, per liberare le risorse necessarie al finanziamento delle politiche per la riduzione dell’insostenibile pressione fiscale, per la ricerca e lo sviluppo.
    Bloccare il turnover quale toccasana per conseguire i risultati sopraddetti è velleitario e propagandistico. Il fattore "tempo" è sfavorevole, perché la dinamica del turnover è troppo lenta nel produrre i benefici ricercati, poiché i risultati si conseguiranno solo nel lungo termine. Inoltre le necessità di reperire le nuove professionalità sconsiglia quella che potrebbe configurarsi come una nuova rigidità nel mercato del lavoro.
    Ricordo che durante il governo dei sinistri "Prodi-D’Alema-Amato", l’apparato alle dipendenze statali fu sfoltito di 290.000 unità, alla chetichella, senza contrasti sindacali, perché le stesse unità furono poste sul groppone del contribuente, lavoratore o detentore di capitali; nella migliore continuità dell’Iri di Prodiana memoria, con prepensionamenti e incentivi. Si doveva invece licenziare e dare un reddito minimo di sussistenza, come normalmente assicurano molti Stati nostri competitori, europei o extra-europei e taluni anche senza corrispondere alcunché. Invece, fino ad oggi, questo governo ha assunto circa 119.000 unità d’impiegati sta-tali (non so se lavoratori). L’industria privata non assistita, che compete nel mercato mondiale, sarebbe fuori mercato qualora applicasse la ricetta statale. Ripeto: chiunque sia al governo dovrà tagliare le spese improduttive per liberare risorse finanziarie, indispensabili per l’innovazione dei nuovi processi produttivi e la ricerca, i soli che possano permettere la competizione nel mercato internazionale e che potranno co-adiuvare politiche di riduzione della pressione fiscale. Invece si continua nel vecchio malvez-zo dell’assistenzialismo ad attività fuori mercato, con costi grandemente maggiori delle politiche di sussistenza per chi sarà interessato dalla chiusura delle stesse. E intanto il mercato del vero lavoro langue; quello assistito prospera, compreso l’intra- e l’extra-comunitario. Un appunto alle sofferenze industriali del nostro Friuli. Le odierne vicende delle cartiera Burgo di Tolmezzo ed Ermolli di Moggio Udinese, che operano fuori mercato. In Finlandia sono prodotte bobine di carta con un fronte di 11,60 metri (hanno materia prima, acqua a volontà, centrali nucleari). E giù a far finta di finanziare depuratori che poi non sono realizzati; una maniera surrettizia di finanziare i livelli occupazionali.
    Altro per l’ex-Manifattura di Gemona. Ricordiamo ancora i nomi: Cumini? Comello? Patriarca? Dilapidarono miliardi di Lire d’intervento pubblico, per poi chiudere. E poi ci vengono a dire che serve importare manodopera! Facendo mente alla Zona Industriale di Osoppo, dicono niente le esperienze industriali dei gruppi Pittini e Fantoni? Nel "Gruppo Pittini" nell’ anno 1973 si producevano circa 180.000 tonnellate di vergella; nell’anno 1979 circa 360.000 tonnellate, con circa 1500 unità lavorative; nell’anno 1989 circa 700.000 tonnellate con circa 1100 unità lavorative; oggi anno 2004 circa 1.000.000 tonnellate con circa 700 addetti. Per non dire di tutte le piccole aziende che operano senza particolari aiuti. Nell’apparato statale invece, nonostante "pensionati baby", scivolamenti, svii e deragliamenti, procedure informatizzate ed altre diavolerie moderne, prosperano i "lavori socialmente in-utili".
    Sempre per la nota teoria: e poi chi vota chi?
    Renzo RIVA
    Buja (UD)

    Mandi,
    Renzo Riva
    [email protected]
    349.3464656

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