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Ascanio Celestini Coincidenze Contro Orrori

"Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico!"


Ne ho parlato… un po’.
Scrive questo insieme ad un tracciato, Ascanio Celestinisu un blog dedicato a Francesco Mastrogiovanni, il maestro anarchico morto questa estate dopo 80 ore di Trattamanto Sanitario Obbligatorio, legato ad un letto, mani e piedi. Ed è proprio così, la notte del 21 novembre accade che Ascanio ci rimanda alle verità, su una trasmissione, Parla con me, su Rai Tre. Ne ha parlato: un monologo anagramma su incivili, morti e sparizioni, scoppiettante e drammatico, come suo solito: “Il razzismo è come il culo, puoi vedere quello degli altri, ma non il tuo”.
 
 
Aggettivi uguali oso accostare ai dati del dossier “Morire di carcere”, redatto da Ristretti Orizzonti, il giornale dalla Casa di Reclusione di Padova e dall’Istituto di Pena Femminile della Giudecca che dal 1998 cerca di dare voce ai detenuti e ai loro problemi: “Dal 2000 ad oggi sono morti in carcere 1.537 carcerati, di questi ben 547 si sarebbero tolti la vita. Secondo gli ultimi dati nel 2009 sono venuti a mancare 154 prigionieri, di cui 63 per suicidio. Questo significa che il tasso di suicidi ogni 10.000 detenuti è di 12,20. Non tutti i suicidi, però, sono stati catalogati come tali. Le denunce e le testimonianze di molti familiari, dal 2002 fino ad oggi testimoniano che ci sono almeno trenta casi di morti sospette sulle quali sarebbe necessario indagare in maniera più approfondita”. Ci sono nuovi fremiti di contenimento e controllo come le bozze di regolamento per l’arte di strada a Roma e in altre città meno importanti, nuove norme di limitazione e controllo come quelle richieste da Dino Gasperini, delegato al sindaco per il centro storico di Roma, che ha definito gli artisti di strada caciaroni improvvisati che chiedono i soldi ai limiti dell’estorsione e che non piacciono a nessuno: il nuovo regolamento per l’arte di strada è sul suo sito come i commenti seguiti. Il 21 novembre donne e uomini contro ogni discriminazione, razzismo e sessismo hanno detto forte: riprendiamoci la Notte e riprendiamoci anche la Musica. A Roma è morta Brenda, una trans che sapeva troppo e sembrava non contasse niente come persona, si suicidò poco tempo fa anche un’altra rifiutata della società civile, nel Cie di Ponte Galeria Mabruka Mimuni.
Ricordo allora quando nacque Reclaim the Streets (RTS), in italiano riprendiamoci le strade.
 
 
Ringrazio a modo mio Ascanio Celestini che non è stato chiamato da nessun impresario a ricordare e a ricordare a noi quanto sia importante la solidarietà, l’arte della comunicazione, libera.
Siamo capaci di avere sangue freddo anche noi e fare fronte a questo Teatro degli Orrori… Già, il razzismo è una brutta storia dovunque, a Viterbo come in Africa dove davanti a tutti muore Ken Saro Wiwa.
In un altro novembre del 1974 Pier Paolo Pasolini si diceva convinto di sapere i “nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari”.
Noi continuiamo a sapere, perché li sappiamo i nomi, ma non abbiamo mai indizi, mai prove certe e sicure, e leggiamo ancora i giornali per conoscere la cronaca del giorno e della sera. Come disse Sergio Silvestri: “Satira è l’anagramma di Risata…
Contro chi non vorrebbe farci ridere, perché ogni risata accende una stella e ridere spesso aiuta ad avere un cielo stellato”, compreso l’occhio di bue sul Monsignore Ravasi di turno.
 
 
La nostra è una infestante festa-protesta creativa, torna indietro per andare avanti e ritrovare la memoria insieme, l’alchimia del teatro, un’intimità da ritrovare come quella tra Maria Callas e Pier Paolo Pasolini, come se fossero presi dalla strada gli attori… per una Medea disegnata sulla sabbia dove in calce è scritto ”il mondo non mi vuole più e non lo sa”. E oggi ne ho citati di uomini, sono persone, compagni con cui abbiamo urgenza di camminare e comunicare, contro, noi donne.

 

 
Doriana Goracci
 
 


 
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Reclaim the Streets (RTS) è il nome di un collettivo di attivisti che sostengono l’idea che gli spazi pubblici siano di proprietà collettiva. Gli aderenti al collettivo mettono in atto un movimento di opposizione nei confronti dell’utilizzo dell’automobile come mezzo di trasporto che soverchia gli altri mezzi e, più in generale, nei confronti del dominio delle multinazionali nel processo di globalizzazione. RTS si è sviluppato a Londra negli anni ‘70. Caratteristica delle azioni del collettivo è quella di voler essere una “festa creativa”, una sorta di carnevale di protesta. Nel saggio No Logo di Naomi Klein il concetto di RTS viene descritto dettagliatamente. Il 18 giugno 1999, la sera prima del G7 di Colonia, il collettivo ha organizzato una manifestazione con più di 10.000 partecipanti che bloccavano banche e ponti nel centro città. La massa critica (spesso chiamata col termine inglese critical mass) è un raduno di biciclette che, sfruttando la forza del numero (massa), invadono le strade normalmente usate dal traffico automobilistico. Se la massa è sufficiente (ovverosia critica), il traffico non ciclistico viene bloccato anche su strade di grande comunicazione, come viali a più corsie.
 

Nonostante questa descrizione, la massa critica è un fenomeno di difficile definizione, trattandosi di evento spontaneo privo di
struttura organizzativa formalizzata. Il fenomeno si è sviluppato (a partire da San Francisco, dove nel 1992 si svolse la prima Critical Mass) in molte grandi città e consiste in appuntamenti convenzionali (”coincidenze organizzate”) di ciclisti che attraversano insieme tratti di percorso urbano in sella ai loro mezzi.

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