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Arriva la sentenza: sì a tecniche preimpianto

La vera opposizione politica, nell’Italia del disfattismo e della Babilonia partitica, non viene espressa e rappresentata alla Camera, ma dibattuta nei tribunali civili.
 
I giudici cavalcano la tigre emettendo sentenze prive di riferimenti di legge ma piene di rivendicazioni ideologiche.
 
Lo abbiamo visto con il caso Englaro, una eutanasia autorizzata e tutelata e ieri, con una sentenza, la prima in Italia, sulla diagnosi preimpianto.
 
In Italia, dove di tutto si discute e niente di concreto si fa, molti cittadini, coppie desiderose di diventar genitori, grazie ad una legislazione indifferente alle sofferenze e ai diritti umani, erano costrette a mettere al mondo bambini destinati alla morte, oppure proibirsi di diventar genitori in un estremo e altruistico gesto d’amore.
 
Il giudice Antonio Scarpa, del Tribunale di Salerno, ha autorizzato la diagnosi genetica preimpianto ad una coppia fertile portatrice di una grave malattia ereditaria, l’Atrofia Muscolare Spinale di tipo 1 (SMA1). Questa malattia causa la paralisi e atrofia di tutta la muscolatura scheletrica e costituisce oggi la più comune causa genetica di morte dei bambini nel primo anno di vita, con una morte per asfissia.
 
La coppia non aveva potuto consentire l’accesso alle pratiche di procreazione medicalmente assistita perché la legge 40 del 2004 lo consente solo per casi di sterilità e di infertilità.
 
"Il diritto a procreare - si legge nelle motivazioni del giudice - e lo stesso diritto alla salute dei soggetti coinvolti, verrebbero irrimediabilmente lesi da una interpretazione delle norme in esame che impedissero il ricorso alle tecniche di pma da parte di coppie, pur non infertili o sterili, che però rischiano concretamente di procreare figli affetti da gravi malattie, a causa di patologie geneticamente trasmissibili; solo la pma, attraverso la diagnosi preimpianto, e quindi l’impianto solo degli embrioni sani, mediante una lettura "costituzionalmente" orientata dell’art. 13 L.cit., consentono di scongiurare tale simile rischio".
 
Un uomo e una donna portatori sani di malattie genetiche letali hanno il sacrosanto diritto di mettere al mondo, visto che la scienza glielo permette, figli sani ed è nell’interesse del nascituro, ed un suo diritto alla vita, poter nascere sano e non condannato a morte certa.
 
Questo rende un Paese civile e giusto.
 
Che questa sentenza faccia da monito e da insegnamento alla classe politica e al Vaticano.
 
Con la vita umana non si scherza e non si tollera né indifferenza, né arroganza.
 
Sinceri ringraziamenti ai Giudici coraggiosi.

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