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Alfio Caruso parla di Adolfo Parmaliana - 1

In libreria il saggio di Alfio Caruso Io che da morto vi parlo – Passioni, delusioni, suicidio del professore Adolfo Parmaliana, Editore Longanesi, pagine 220, Euro 15,00.
 
L’autore ha scelto la tecnica del flashback: comincia il suo lavoro dalla lettera di addio di Adolfo Parmaliana e poi passa a parlare delle vicende di quello che chiama il P.U.S., il Partito Unico Siciliano; per tornare poi, definitivamente, alla vicenda del professore.
 
La storia del P.U.S. è la storia dell’anomalia mafiosa siciliana e risale ben lontano. Essa risale a Finocchiaro Aprile, fondatore del Movimento Indipendentista Siciliano nell’immediato dopoguerra; al Procuratore Generale della Cassazione, che nel 1957 inaugura l’anno giudiziario ringraziando Cosa Nostra per l’apporto dato nel contenere i delitti; ed ancora prima all’uccisione del marchese Emanuele Notarbartolo, ex sindaco di Palermo e direttore del Banco di Sicilia, impegnato a riportar ordine nelle finanze isolane quando viene ucciso nel 1893; e poi ancora al generale Antonino Di Giorgio, candidato alla massima carica dell’esercito e costretto, invece, da Mussolini, al pensionamento anticipato per essere suo fratello Domenico il «capomafia» di Castel di Lucio in provincia di Messina; ed all’uccisione di Graziella Campagna a Villafranca Tirrena nel 1985; e all’uccisione di Peppino Impastato nel 1987 a Cinisi in provincia di Palermo, inizialmente spacciato per incidente occorsogli nel tentativo di commettere un attentato alla linea ferroviaria, Feltrinelli style per intenderci; ed all’inaugurazione della filiale Renault di Catania della moglie di Nitto Santapaola ad opera del prefetto Abatelli e del questore Conigliano; ed a tanti altri avvenimenti, persino al Procuratore Generale di Palermo Giovanni Pizzillo, indicato nel 1986 da un maresciallo dell’Arma dei Carabinieri in un processo come il garante di una pace trentennale, di cui ha goduto il paesotto di Collesano alle pendici delle Madonie.
 
E’ questa l’ambientazione in cui si svolge la vicenda del professore Adolfo Parmaliana di Vigliatore Terme, paesino sulla costa tirrenica prossimo a Barcellona Pozzo di Gotto, docente di chimica presso l’Università di Messina, fortemente impegnato nell’attività didattica e di ricerca, ed altrettanto fortemente impegnato nella vita politica, vissuta come impegno civile per la legalità, per l’ambiente, contro la mafia, contro il malaffare.
 
Sino al suo stoico rifiuto di una vita senza dignità.
 
Caruso non può non “leggere” la vicenda del professore Parmaliana all’interno del fenomeno dell’arretratezza del Meridione d’Italia in generale e della Sicilia in particolare, e si pone sulla scia delle opere di Leonardo Sciascia e di un altro siciliano, il magistrato Roberto Scarpinato, autore di Il ritorno del Principe, Editore chiarelettere, pagine 337, Euro 15,60.
 
Sono tutte opere da non perdere; per i siciliani, che vogliono meglio capire di sé e di quello che accade intorno a loro; per i non siciliani, che vogliono capire in cosa veramente consista l’endemica e complessa Questione Meridionale, nata con l’unità d’Italia e mai risolta.
 
Il saggio di Alfio Caruso fornisce lo spunto per parlare di tanti aspetti di quest’ultima; in questa prima nota si vorrebbe parlare dell’amministrazione dei comuni. L’amministrazione municipale di Vigliatore Terme è stata sciolta per infiltrazioni mafiose per decreto del Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, su proposta del Ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu al Consiglio dei Ministri del 22 dicembre 2005. Lungo e dettagliato l’elenco degli “orrori amministrativi” commessi dai pubblici responsabili, orrori contestati e denunziati dal professore Adolfo Parmaliana e fedelmente riportati nelle relazioni del capitano dei carabinieri Domenico Cristaldi e della Commissione Prefettizia insediatasi nel comune di Terme Vigliatore in data 11 aprile 2005.
 
In particolare quest’ultima è una vera e propria summa magistralis sul modo in cui, nel Meridione, si riesce ad approfittare delle discrasie e delle inefficienze della Pubblica Amministrazione. Nel 2001 sono stati soppressi i controlli sulle Amministrazioni Locali affidati ai CO.RE.CO. e si è creata una sorta di terra di frontiera dove è possibile tutto ed il contrario di tutto. Insomma si è chiuso con il vecchio controllo gerarchico senza che ancora vi sia il nuovo, il quale non può non essere la responsabilizzazione degli elettori per il tramite del federalismo fiscale.
 
Il timore del vostro reporter è che il caso di Terme Vigliatore sia una anomalia non nel senso dell’allegra gestione della cosa pubblica, quanto piuttosto nella presenza di disturbo di un siciliano anomalo come era il professore Parmaliana. Sono forse tante la amministrazioni locali dove sono accaduti e dove continuano ad accadere vicende di similare “mala amministrazione”, nell’indifferenza generale dei cittadini perché, con l’attuale sistema fiscale, si spendono soldi di nessuno, soldi che vengono da Roma per il tramite di Palermo e che non vengono direttamente richiesti agli elettori del comune attraverso il prelievo fiscale.
 
Se si vuole aiutare e sostenere lo sviluppo del Meridione non sono essenziali ponte sullo stretto di Messina e Banca del Sud, mentre lo è, invece, il buon funzionamento delle amministrazioni locali attraverso l’attuazione del federalismo fiscale. Appare questo degli insegnamenti che ci lascia il professore Adolfo Parmaliana.

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