• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Agricoltura e mafia, la rivoluzione possibile

Agricoltura e mafia, la rivoluzione possibile

In Tv ho assistito per caso ad uno spezzone di trasmissione, non ricordo nemmeno su quale canale, in cui si vedeva una lunghissima fila di trattori guidati da imprenditori agricoli in marcia verso Roma per fare arrivare alle orecchie e agli occhi del governo i problemi attuali del mondo agricolo.

Mi hanno colpito le dichiarazioni di uno di questi: "Ho 50 ettari coltivati e la mia famiglia è alla fame". Seguivano poi una serie di richieste di sostegno economico al governo per superare la crisi.

 

Viviamo in un’epoca di grande confusione (voluta); le identità di classe sono ormai perdute: politicanti ed intellettuali, giornalisti compresi, complicano ad arte le cose semplici pur di mantenere le cose come sono. Anche il tessuto sociale e il territorio stanno marcendo.

Naturalmente nessuno, né contadini, tanto meno giornalisti e politicanti, va al cuore del problema, nessuno parla di un “libero mercato” in mano alla mafia (valga come esempio il mercato generale di Fondi ) in cui i prezzi non rispecchiano il rapporto tra domanda e offerta, ma vengono imposti agli agricoltori che sono costretti ad accettarlo per non vedersi marcire il prodotto. Naturalmente questa semplice operazione si svolge in uno scenario in cui qualunque protesta o denuncia sarebbe seguita da credibili rappresaglie, visto che sono feroci organizzazioni criminali a gestire il tutto indisturbate.

Questa è una situazione che dura dal dopoguerra e nessun politicante e nessun partito ci ha mai messo le mani.

 

L’unica via di uscita può venire dal basso; è una via individuale o di piccole cooperative che decidono una volta per tutte di vendere senza intermediari le proprie produzioni direttamente sul campo o recandosi un giorno della settimana in città.

Per prevenire, almeno spero, coloro che falsamente parleranno di astrattezza e impossibilità di cambiare il sistema, fornisco un dato della Coldiretti/Agri 2000, dove si registra che nel 2008, rispetto al 2007, sono in crescita gli acquisti direttamente dal produttore (+ 8%) con una stima delle vendite pari a 2,7miliardi di euro.

Vi è anche la grande positività operante dei GAS (gruppi di acquisto solidale) che in genere sono gruppi di cittadini organizzati che vanno a fare acquisti direttamente dai produttori, i cui recapiti possono essere chiesti anche ad “Altroconsumo

Se solo lo si volesse si potrebbe riconvertire così l’agricoltura, dal basso, con produzioni legate ai bisogni del territorio, a km zero, prodotti freschi e biologici, venduti direttamente dai produttori in varie forme, anche da inventare.

 

Vi voglio comunicare una mia personale esperienza al riguardo.

Io vivo in Sardegna da 20 anni e conosco un piccolissimo allevatore di pecore e capre (nemmeno 100 capi), allevate su pascolo brado, naturale, con un prodotto, il latte, di alta qualità che vendeva per pochi spiccioli ad un consorzio industriale che lo trasformava in pecorino.

Ad un certo punto, stanco di questa vita misera, oltre a mungere due volte al giorno, si è messo a fare il formaggio da solo, con metodi tradizionali, e ha trovato un turista milanese che due o tre volte l’anno arriva con un camioncino e gli compra, pagandola profumatamente, tutta la produzione. A ciò ha aggiunto una piccola attività di agriturismo che gestisce con la moglie e i figli offrendo tutti prodotti del luogo, cucinati in modi tradizionali. Per farla breve oggi ha un ottimo reddito, e si è costruito 3 stanze con bagno per ospitare d’estate i turisti.

Con la mia esortazione sto pensando all’autonomia energetica con pannelli fotovoltaici.

 

Oggi è possibile uscire dal mercato per molti agricoltori, vendendo una parte della terra e destinando il ricavo all’installazione di un consistente metraggio di pannelli fotovoltaici, che attraverso il “Conto Energia” (che consente di vendere l’elettricità pulita a circa tre volte il costo normale) creano un reddito fisso che può aiutare a cambiare indirizzo produttivo e distributivo.

Il futuro deve essere quello dell’autosufficienza energetica ed alimentare della nostra Italia, fuori dalla globalizzazione, con prodotti freschi e biologici a km zero, niente profitti per le mafie e i commercianti con la vendita diretta, o come il signor Repetti che a Piacenza fa cogliere direttamente ai consumatori i frutti del suo campo.

 

 

 

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares