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Accordo Fiat-Chrysler, superate le prime due sfide

Dopo l’accordo siglato sabato scorso con il Canadian Auto Workers, il sindacato dell’auto canadese, ieri è stato firmato il secondo accordo con la UAW, il sindacato americano.

Fiat, Chrysler ed il Dipartimento del Tesoro statunitense sono pervenuti ieri all’accordo definitivo con la United Auto Workers, il sindacato americano dell’auto.

Non sono stati resi ancora noti tutti i dettagli, ma sembra che la richiesta fatta dal Presidente Usa, Barack Obama, di "maggiori sacrifici" per i lavoratori del settore auto siano state accolte.

Si è giunti ad una riduzione del costo del lavoro orario anche per i lavoratori americani, come gia era stato fatto sabato scorso per quelli canadesi, con una decurtazione del salario orario pari a 16 dollari Usa.

A tre giorni dallo scadere dell’ultimatum dell’amministrazione Obama, i primi due ostacoli sono stati superati; resta però ancora da sciogliere il nodo più importante.

Le banche creditrici non sembrano ancora intenzionate ad accettare una riduzione del debito della casa di Detroit pari a 6,9 miliardi di dollari: anche se l’accordo raggiunto con i sindacati potrebbe aiutare in quanto prevede la riduzione del 50% dei versamenti in contanti che la Chrysler deve sborsare per l’assicurazione previdenziale dei propri dipendenti.

Intanto non si sono ancora placate le polemiche a seguito dell’attacco del vice presidente della Commissione Europea Gunter Verheugen il quale venerdì scorso aveva dichiarato di non capire come "il Lingotto avrebbe trovato i fondi per giungere ad un accordo tanto complesso con la compagnia di Detroit".



Ma forse allo stesso Verheugen, il quale è anche commissario responsabile per l’industria e l’impresa dell’UE, non è andato giù un possibbile interessamento della casa di Torino per l’acquisizione di una partecipazione in Opel, controllata da Gm.

Operazione temuta dai tedeschi, preoccupati per il mantenimento dei loro livelli occupazionali nelle fabbriche Opel in Germania.

"Dal commissario responsabile per l’Impresa e per l’Industria mi sarei aspettato un dialogo costruttivo con i produttori europei per risolvere i problemi che stanno impattando negativamente sull’industria invece di sentenze di morte, scegliendo unilateralmente chi deve sopravvivere"

Con queste parole l’ad Fiat, Sergio Marchionne, replica a Verheugen: e non è certo consueto riportare affermazioni così dure da parte di un uomo abituato a lavorare in silenzio, e senza mai polemizzare.

"Per Opel è meglio l’alleanza con Magna" così il vice cancelliere e ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, per il quale "Magna è un opzione più seria della Fiat".

Quindi anche il governo di Angela Merkel sembra propendere per un ingresso nel capitale di Opel della casa austro-canadese.

A pochi giorni dal "gran finale" sono sembre maggiori le pressioni di coloro i quali fino a poco tempo addietro si ritenevano dei "Santoni" dell’industria automobilistica, e che adesso sembrano spaventati, per non dire terrorizzati, dalle capacità manageriali di Marchionne e del suo entourage, nonostante i quasi sette miliardi di debito Fiat.

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