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A 45 giorni dalle elezioni, caos politico in Romania

I romeni comunque indicano a larghissima maggioranza il Parlamento come l’istituzione più corrotta ed inefficiente dell’intero paese e guardano con simpatia al sistema unicamerale

Quando mancano grosso modo quarantacinque giorni all’apertura delle urne, si voterà il 22 Novembre, per scegliere il prossimo Presidente della Repubblica, carica politica di peso qua a Bucarest essendo la Romania una repubblica semi- presidenziale, la nazione danubiana è scossa da un’improvvisa crisi politica i cui effetti sono per ora incalcolabili.

Sino a ieri mattina infatti la maggioranza parlamentare era rappresentata da una coalizione formata dai due maggiori partiti del paese, giunti pressoché appaiati alle elezioni legislative dell’anno passato, il Psd di Mircea Geoana, attuale Presidente del Senato, ed il Pdl di Traian Basescu, attuale Presidente della Repubblica, che però nel corso dell’intero 2009 mai hanno smesso veramente di guerreggiare. Tutto ciò ha avuto un impatto negativo per la Romania in un anno in cui il paese ha risentito in maniera molto dolorosa della crisi economica internazionale tanto da dover far ricorso a prestiti in valuta pregiata concessi dall’Unione europea e dal Fondo Monetario Internazionale.

I socialisti di Geoana, stante l’ostracismo espresso dal Partito Nazional Liberale di Crin Antonescu e dal Partito popolare dei magiari di Romania, fortissimo in alcuni distretti della Transilvania, nei confrontri del Partito Liberal- democratico, subito dopo le trascorse elezioni politiche hanno teso la loro infida mano ai seguaci del Presidente Basescu, acconsentendo all’ascesa alla carica di Premier di Emil Boc (Pdl), al solo fine però di cuocere l’inquilino di Palazzo Cotroceni a fuoco lento.



Geoana infatti si candiderà il prossimo 22 Novembre alla carica di Presidente della Repubblica in alternativa a Traian Basescu ed al liberale Antonescu. Un improvviso aumento della criminalità, con un discretamente alto numero di rapine ed omicidi accaduti nei primi sei mesi dell’anno soprattutto nella zona della Transilvania centrale, ha comunque contribuito, insieme alla crisi, a far aumentare un certo malcontento popolare, ma l’impressione è che comunque si sia voluta cavalcare la tigre dell’insicurezza soprattutto da parte della Presidenza della Repubblica, e quindi il ministro degli interni, il social- democratico Dan Nica, è stato alfine giubilato.

Il relativo decreto con il quale il Presidente Basescu accetta la revoca dell’incarico al Ministro Dan Nica viene firmato in queste ore a Palazzo Cotroceni e, di conseguenza, da domani la Romania si troverà senza più una maggioranza parlamentare e con un governo di minoranza interamente Liberal- democratico, i ministri targati Pdl assumeranno l’interim pure dei dicasteri lasciati liberi dai social- democratici, in attesa che il risultato delle Presidenziali di novembre chiarisca la situazione del paese neo- comunitario. Probabilmente i popolari magiari di Romania, cioè l’Udmr, appoggeranno il governo Boc in Parlamento in cambio della promessa di una maggior autonomia per la Transilvania. I socialisti di Geoana invece passeranno all’opposizione insieme ai liberali di Antonescu e faranno fronte comune contro Basescu, per alcuni un sincero riformatore democratico, per altri l’ultimo dei satrapi che hanno rovinato il paese. Geoana accusa Basescu di aver voluto la testa di Dan Nica non a causa dell’aumento della criminalità comune nelle città romene, bensì perché il Presidente uscente intende, con la complicità del premier Emil Boc, nominare al Ministero degli interni, dicastero il cui controllo è essenziale in periodo elettorale, un proprio fedelissimo come Vasile Blega, sia pure ad interim.

Brogli in vista a Bucarest in occasione delle Presidenziali del 22 Novembre? E’ possibile in un paese che sembra precipitare ogni giorno di più in una fase democratica involutiva e non riesce a risolvere i propri annosi problemi di corruzione al potere.Per molti romeni la soluzione consisterebbe, come è nei desideri del Presidente Traian Basescu, nell’abolizione di una delle due Camere del Parlamento e nella riduzione del numero dei parlamentari da 471 a 300. Per raggiungere questo fine il Presidente Basescu ha indetto in concomitanza con le elezioni presidenziali un apposito referendum istuzionale che, per essere valido, dovrà comuque vedere la maggioranza assoluta dei romeni accorrere alle urne, in pieno inverno e con la neve già alta.

 

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