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Saviano, Pisani e il gomorrismo

Di (---.---.---.109) 15 ottobre 2009 17:46

Hai ragione. In Italia non si conoscono le mezze misure, come non si conoscono le sfumature...o il bianco o il nero. La maggior parte dei testi in commercio, di successo o meno, che trattano di fenomeni crimininali non sono rivolti alle forze dell’ordine o agli addetti ai lavori, ma ad un pubblico più vasto. E’ giusto che sia così.
Un giornalista e/o uno scrittore parla alle masse, non ha l’ambizione di formare chi già, da anni, opera, per il contrasto alla criminalità organizzata.

Bisognerebbe però cercare di capire il malumore di alcune persone. Non sempre gli attacchi, che sembrano gratuiti, sono causati da invidia. Spesso gli addetti ai lavori si sentono frustrati, poichè ritengono di non ottenere gratificazioni o riconoscimento per un lavoro svolto prevalentemente dietro le quinte.
Ma è inutile stare ad attaccare chi ha la possibilità di apparire e parlare in prima persona.
Chi decide di lavorare in un certo ambito, è il caso di Pisani e di altri, è consapevole che l’esposizione mediatica è minima, i rischi sono tanti, le soddisfazioni forse troppo poche.
Quello del giornalista/scrittore e quello del poliziotto sono due ruoli completamente diversi.
Alcuni, poi, le misure di sicurezza le rifiutano, perchè non avvertno il pericolo o per scelta, altri invece ambiscono alla scorta come se fosse il miglior e il più prestigioso dei rionoscimenti da parte dello stato.
Mah...prima del libro di Saviano, c’erano tante persone sotto protezione ma mai si era generato questo fenomeno di ambire alla scorta.


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