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Messina e Viareggio: una stagione di catastrofi e stragi non accidentali

Di Renzo Riva (---.---.---.190) 8 ottobre 2009 09:58

 

      Dati di fatto e non chiacchiere frutto di pregiudizi ideologici.

      Mandi,

      Renzo Riva
      Via Avilla, 12
      33030 Buja - UD

      [email protected]
      349.3464656


       


      ENERGIA/1

      Più di un dubbio sulla necessità


      C’è una tabella, i cultori della rete possono scaricar­la dal web, che riporta tutti gli incidenti di varia natura occorsi nel mondo e fra loro quelli industriali. Alla sua lettura sono basito per la su­perficialità con la quale gruppi d’interesse (lobby) di­vulgano ad arte le bugie e la disinformazione per orienta­re la percezione del pubblico destinatario delle loro in­formazioni. Prendo a esem­pio il gas causa dell’ultimo di­sastro a Viareggio.

      Il lettore nemmeno imma­gina di quanti disastri è re­sponsabile il gas e, fra i più recenti, cito l’impianto di li­quefazione di Skikda in Alge­ria che nell’anno 2004 ha pro­dotto 29 morti e 74 feriti a se­guito dell’esplosione e del­l’incendio durato otto ore che ha provocato danni per 1 miliardo di dollari. L’ufficio investigativo di una compa­gnia assicuratrice attribuì la causa a una fuga di gas liqui­do in fase di carico dalla tuba­zione di collegamento alla nave metaniera. Inoltre, lo stesso anno in Belgio, in fase di scarico un’analoga esplo-sione provocò la morte di 15 persone. Storicamente si ri­corda, uno per tutti gli anni antecedenti, l’esplosione di un serbatoio di gas liquido a Cleveland (Ohio) che nel 1941 produsse 131 morti, 225 feriti, 680 senzatetto, 2 fatto­rie e 79 case distrutte.

      Comunque, in assoluto, quello che causò più morti accadde in Messico a St J. Ixhuatepec, nell’anno 1984 e fu dovuto all’esplosione di un grande serbatoio di stoc­caggio di Gpl; ci furono 500 morti, 2.500 feriti, 200.000 al­lontanati. Ora proviamo a collegare questo incidente con gli impianti.di rigassifi­cazione proposti a Trieste da Gas Natural nel vallone di Zaule e da Endesa off-shore nel golfo di Trieste.

      Il terminal petrolifero del­la Siot di Trieste conobbe un attentato attribuito all’orga­nizzazione terroristica Set­tembre nero nell’anno 1972. Quali rischi per Trieste in ca­so d’attentato o incidente al­le navi metaniere - oggi pos­sono trasportare fino a 253.000 metri cubi - attracca­te e ai rigassificatori? Bom­be termobariche semoventi? Che bisogno c’è di rigassifica­tori in Italia quando dal pros­simo anno arriverà anche il gasdotto Nabucco? Dove si accumulano tanta energia e incuria accadono i più gran­di disastri: fra i vari, leggasi Vajont

      Renzo Riva
      Energia e ambiente
      Nuovo Psi Fvg
      Buja

      Messaggero Veneto
      Messaggero di Udine
      Venerdì 10 Luglio 2009
      Per posta e per e-mail
      Pagina XVIII
      [email protected]

      La seguente lettera, pur inviata a tutti i giornali locali, non ha avuto l’onore di alcuna pubblicazione.
      Chissà perché?
      Come lo spiegherebbe lei Signora Doriana?
       

    2009.08.01 - Dati di fatto

      Perché tanti rigassificatori in Italia?

      Riprendo quanto scritto dal mio presidente ing. Paolo Fornaciari recentemente scomparso e riporto alcune cifre da un suo rapporto.

      Rigassificatori esistenti oggi nel Mondo sono 54 (4 negli Usa e 15 in Europa). Le navi metaniere per il trasporto del GNL (gas naturale liquido) con stazza da 143.000 mc a 253.000 mc oggi in servizio sono 192. In tutta Italia sono state depositate richieste per la realizzazione di altri 12 rigassificatori che assieme agli esistenti porterebbe il loro totale a 15.

      Ora da tecnico ed abituato a ragionare con i numeri e non a darli, elenco chi produce elettricità con il gas e la percentuale sul fabbisogno totale prodotto. L’Italia al primo posto con oltre il 50%, gli Usa al pari con gli inglesi con il 20%, la Germania col 10% e fanalino di coda la Francia col 5%.

      Questi dati danno già la misura dell’anomalia italiana che nel 1987, in epoca di prezzi del gas irrisori, spense l’ATOMO a Montalto di Castro e nel resto d’Italia.

      Oggi le centrali a gas a ciclo combinato (CGCC) con la loro resa massima del 65% e di peggio le centrali turbogas (TG) con rendimento massimo del 37%, sono la causa del costo proibitivo del kWh che gli utenti utilizzano e pagano; inclusi i balzelli dei costi per l’uscita dal nucleare insieme a quelli originati dalle insensatezze delle energie alternative sponsorizzate dai Verdi che poi sono contrari a tutto: idraulico, biomasse e termovalorizzatori ecc. dove proposto.

      A favore del turbogas però c’è la sua versatilità nel rispondere in termini relativamente brevi, da freddo può andare in servizio nel tempo da una a due ore al massimo, alle richieste di aumento di carico e perciò utili per periodi di picco dei consumi nonostante il loro basso rendimento energetico: il caso del loro utilizzo in Germania e Francia.

      Ma la ciliegina sulla torta dell’insensatezza italiana nel massiccio uso del gas sta nella delibera n. 178/2005 e successive integrazioni dell’autorità dell’energia e gas che assicura, anche in caso di mancato utilizzo dell’impianto, la copertura di una quota pari all’80% di ricavi di riferimento RLC. Tale copertura è riconosciuta dal sistema tariffario del trasporto e ha durata per un periodo di 20 anni.

      Che cosa vuol dire? Che se non c’è metano da rigassificare (come accadrà: vedasi i numeri sopra riportati), il gestore incasserà comunque ed ecco perché tutti vogliono venire in Italia a costruire e/o installare i rigassificatori.

      Ovviamente a fronte dell’utente-cliente della rete gas a cui toccherà la parte di Pantalone cioé di pagatore.

      L’ironia della sorte vuole che l’importazione di energia elettronucleare, per grande parte dalla Francia al prezzo di 7÷8 €cents col suo 15% del nostro totale fabbisogno, compie una calmierazione del prezzo di produzione nostro che altrimenti sarebbe ancora più elevato.

      Sapere poi che la bolletta pagata alla Francia negli ultimi vent’anni ha finanziato, per loro a costo zero, un terzo dei loro 59 reattori del loro parco elettronucleare dà la misura della nostra dabbenaggine, di gente dedita al buonismo e alla “politically correctness”.

      Ultima considerazione che “taglia la testa al toro” è che dal prossimo anno andrà in servizio il gasdotto Nabucco e proprio questa settimana sono stati firmati gli atti ufficiali per la costruzione del gasdotto South Stream portando perciò le canne de gas che arrivano in Italia al numero di sei: caso unico al Mondo e che pertanto rende inutili i rigassificatori per le nostre necessità che richiedono anzi d’affrancarci dalla quasi totale dipendenza del carente mix energetico del Paese.

      Se proprio volessimo poi perché non considerare “tout-court” l’importazione diretta dell’energia elettrica da chi in Europa o sulle sponde del mediterraneo è in grado di fornircela economica ed abbondante come invece noi non siamo capaci d’assicurare al sistema delle imprese e delle famiglie?

      Renzo Riva
      C.I.R.N. F-VG (Comitato Italiano Rilancio Nucleare)
      Buja - Ud

       

      L’Italia non è mai uscita dal NUCLEARE


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