Credo che prima di giustificare o accusare chi offre armi
come strumento per costruire la pace – la contraddizione non passa inosservata –
dovremmo chiederci chi guadagna e quanto nell’alimentare una guerra che sembra
protrarsi oltre ogni concepibilità nell’era odierna. Come sempre, come in passato – e come sarà in
futuro, ahinoi, gli interessi di mercato prevalgono su quelli dell’umanità: l’uomo
non è mail il fine ma il mero strumento di interessi altri, Altri nel senso più
ampio possibile. L’economia ha dismesso da tempo il suo valore primario, quello
che tradurremmo come la “regola della casa”, ossia la ratio che garantisce il
vantaggio della situazione dell’uomo. Ormai si alimentano guerre per guadagnare
sulla vendita di strumenti di morte, per guadagnare su quanto rimane e quanto è
da rimettere in piedi, su cosa sottrarre ai reduci a spese irrisorie. La nefandezza
del genere umano si mostra nei tempi e non cambia. Le guerre sono ovunque e
accadono di continuo, anche se i media non hanno vantaggio a mostrarcele tutte.
Di altre, piuttosto, è meglio tacere, affinché l’attenzione del pubblico si
concentri su altro. Ma queste son cose note.
Io penso al mondo distrutto di ognuna di quelle persone:
distruzione che avviene ogni giorno, mentre ci abituiamo a sentirle narrare in
cantilena dai media. Siamo nel 2022, in una realtà sociale, culturale e tecnologica
che non giustifica eventi del genere. Eppure accadono.
Un caro saluto. Marina Serafini