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Dopo l’attacco: l’imprevedibile e il prevedibile in Medio Oriente

Di Fabio Della Pergola (---.---.---.107) 11 gennaio 2020 12:49
Fabio Della Pergola

Che Netanyahu abbia solleticato i timori dell’intera cittadinanza israeliana – peraltro facilitato in questo dall’attività continua di Hezbollah, Hamas, Jihadisti e loro complici e alleati – è un dato di fatto innegabile.

Che quei timori fossero campati in aria è altrettanto innegabile. Basti pensare che il programma atomico esisteva – in caso contrario a che sarebbe mai servito un accordo? – e che Israele è un paese in cui la maggior parte della popolazione e del suo potenziale produttivo è racchiusa in un territorio grande come la provincia di Bari. Un solo ordigno nucleare piazzato lì sarebbe sufficiente a far sparire lo stato (come sogna dal 1948 l’intero mondo islamico).

Quello che i solerti critici del sionismo fanno finta di non vedere è che se Israele non fosse stato sotto attacco nei primi trent’anni della sua esistenza, probabilmente gente come Netanyahu non sarebbe mai arrivata al potere.


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