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Il vero antisemitismo leghista

Di Mario Mastroianni (---.---.---.118) 19 settembre 2019 06:52

Esprimere le proprie emozioni a caldo e verbalmente significa semplicemente sublimarle ed esorcizzarne la tentazione di "passare ai fatti", altro che "popolino manesco"! Non si può censurare o pretendere di autocensurare un’emozione, men che meno in difesa di chi, come Gad Lerner, ha apertamente augurato a Salvini di morire in Korea del Nord e non si è mai scusato di quel suo pensiero espresso appunto a caldo, segno che è riuscito a controllare la propria spontanea velleità di uccidere Salvini con le sue stesse mani. Quanto a Dugin e all’euroasiatismo, ricordo che il continente eurasiatico geograficamente esiste, diviso solo dagli Urali, quindi - per un partito che si è sempre schierato a fianco dei serbi, i più stretti parenti dei russi qui in Europa - è più normale cercare sponde culturali e politiche in quella direzione (anche con la dichiarata ammirazione per la leadership di Putin, che di geopolitica ne capisce più di qualunque altro capo di Stato), piuttosto che rimanere nell’orbita "euroatlantica", essendoci letteralmente un oceano di mezzo. Non c’entra nulla la religione (chi scrive è agnostico) nè il sentirsi superiori in quanto a razza (cosa anti-scientifica e ben diversa dal riconoscere le specificità e differenze etno-antropologiche di cui è ricco il mondo), si tratta semplicemente di radici comuni (nate dai greci, pur coi loro limiti) che sono andate dimenticate in nome del cosmopolitismo imposto dalla globalizzazione, a cui le scellerate politiche bancarie di Clinton hanno dato le armi per sottomettere i cittadini rendendoli consumisti ed effimeri, "a scadenza" e utili solo finché sono disponibili per disperazione a far da manodopera a basso costo e da buttar via quando sono in pensione o in condizioni di disabilità. Questa visione è rigettata dalla Lega di Salvini che non a caso proviene da un background comunista e più vicino ai veri proletari, ai quali dei diritti civili non potrebbe fregar di meno, e in questo vedono in Putin un esempio di sano "benaltrismo", ovvero la concezione comunitaria, cooperativa e anti-classista di società contro il nichilismo individualista propugnato dai fanatici del liberalismo (quindi non solo della deriva liberista) che Putin ha dichiarato "obsoleto". I popoli cercano protezione e solidarietà intra-gruppo che venga prima di ogni distopia trotzkista destinata ad abbassare ulteriormente il tenore di vita dei ceti medi. Nessuno è manesco ideologicamente, chi lo è lo diventa per sentimento di sopruso dall’alto e perdita di pazienza nei confronti delle istituzioni sovranazionali che impediscono che uno Stato attui politiche sociali rivolte prima di tutto alla maggioranza dei suoi cittadini che di solito, come si suol dire, sono silenziosi, a meno che qualcuno in nome del "divide et impera" non voglia augurarsi che accadano anche qui in Italia proteste molto forti e violente stile "gilet gialli" o hongkonghesi. Rifletta bene chi, col suo idealismo universalista e quindi promotore di sradicamento e alienazione, rischia soltanto di causare guerre fra poveri. Già basterebbe l’autonomismo (ovvero la buona fede verso i popoli regionali in grado di autodeterminarsi come sancito peraltro a Helsinki nel ’75) ad allontanare dalla Lega ogni sospetto di "nazifascismo" così frettolosamente attribuitole dalla stampa, ma ci aggiungo l’anti-corporativismo, l’anti-militarismo (a meno di situazioni di difesa dei confini) e l’anti-colonialismo tanto per essere più esaustivi. E vale anche per la Gran Bretagna: nessuna scelta popolare può essere delegittimata e sindacata, mai fintanto che nessuno scade nella violenza fisica per imporre la propria visione. Umiltà, meno metodo induttivo e meno pensieri alla Machiavelli/Hobbes sulla natura umana, per favore.


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