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Essere (al governo) o non essere (più)

Di pv21 (---.---.---.89) 19 aprile 2018 20:04

VICOLO >

Per individuare le reali motivazioni delle diatribe tra LEGA e M5S bastano quattro numeri.


Un Governo per essere stabile e fattivo deve poter contare sulla maggioranza dei seggi in Parlamento. Se detta maggioranza è frutto del concorso di più gruppi politici, a quello che detiene il maggior numero di seggi viene accordato un ruolo prioritario sulle scelte e sulle azioni da promuovere.

Ciò premesso.

In un Governo allargato all’intero Centrodestra il contributo di M5S “peserebbe” solo il 35% dei seggi in comune.

Mentre in una coalizione diretta con M5S sarebbe la LEGA (o il PD) a detenere il 35% dei seggi.

In altri termini.

CHI ha il 55% dei seggi complessivi detta in Aula i tempi ed i passaggi anche di un programma “sottoscritto” e quindi assume di fatto la “titolarità” (merito) dei provvedimenti varati.


BEN diverso è il caso del cosiddetto ‘governo del Presidente’.

Una volta accertato che i più consistenti gruppi politici non riescono e/o non intendono costituire una possibile maggioranza parlamentare il Presidente della Repubblica, memore di quanto emerso dalle consultazioni, può procedere ad incaricare un soggetto “terzo” della costituzione di un Governo che, con tanto di programma, vada ad ottenere la fiducia del Parlamento.

E’ pur vero che i gruppi favorevoli potranno introdurre degli “aggiustamenti”, ma il sostanziale presupposto dirimente è che, se mancherà la doverosa fiducia, l’ulteriore alternativa sarà lo scioglimento anticipato delle Camere.

Questo a prescindere dai reciproci rapporti di forza (seggi) tra i gruppi presenti.


Sintesi.

Seguire la miriade di deduzioni ed interpretazioni è fatica sprecata.

Non basta la “faccia” e l’appeal del leader carismatico di turno a evitare di finire in un vicolo.

La “nobiltà” di una proposta politica si misura dai risultati concreti.

Pungolare i referenti politici già noti e testati è andare Avanti con Metodo e …


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