In questo racconto si vuole fortemente rimarcare la differenza che esiste tra spacciatore e coltivatore, con la speranza di far cessare questa indegna campagna poliziesca contro la coltivazione per il consumo personale o familiare di cannabis anche ad uso cosidetto ludico (ma la funzione terapeutica derivata agisce comunque).
Il coltivatore coltiva per sé e per una ristretta cerchia di parenti, se anch’essi amano utilizzare periodicamente o quotidianamente questa sostanza. E ci sta pure che qualche amico di passaggio possa assaggiarla per dare un giudizio. La nuova professione di assaggiatore di maryjuana è ormai realtà in molti paesi dove la sostanza è libera. Questo tranquillo e positivo menage viene considerato spaccio.
Nessuno può negare che c’è qualcosa che non torna in questo modo di giudicare. Qual’è l’anello marcio che manda a puttane tutto l’edificio "illegalista"? Il business ciclopico delle multinazionali, che si sta preparando neanche troppo discretamente da qualche anno e che vede l’Europa come terreno di esercizio?