FUORI rotta >
E’
opportuno, se non doveroso, ricondurre ai suoi termini essenziali il progetto
concepito dai fautori dello “jus soli” e dello “jus culturae”.
Si prevede che a un/a bimbo/a (specie se nato/a in Italia), figlio/a di stranieri in possesso di
un pluriennale permesso di soggiorno, previo l’assenso dei genitori nonché la assidua
frequenza dei nostri istituti scolastici, venga “riconosciuto” lo status di
cittadino. Alla maggiore età potrà comunque rinunciare alla cittadinanza così
conferita.
Ciò precisato.
Un qualsiasi soggetto che fin da bambino risieda in
modo regolare e stabile nel nostro paese ha diritto, al pari dei cittadini, di
usufruire del collettivo sistema d’istruzione e di offerta professionale,
nonché dell’assistenza sanitaria e sociale necessarie.
Eventuali carenze o
complicanze possono e sono da superare mediante delle normali ed “oculate” disposizioni
giuridico/amministrative.
Ergo.
NON SERVE affatto che la cittadinanza diventi una
sorta di gratifica, “concessa” pro tempore e per interposta persona, che poi il
beneficiario può tranquillamente ricusare (nota: esito che mal si concilia con
Articoli quali il 22 e il 52).
Valenza ben diversa ha il conferire tale status,
richiesto da un/a neo maggiorenne, avendo prima “accertato”, in modo puntuale, la
acquisizione convinta e professata dei caratteri che qualificano la nostra
cultura e del sistema-modello di convivenza in vigore.
Importante è mantenere
la rotta. Aggiornare il patrimonio di norme e valori è giusto se preludio di un
Ritorno alla Meta …