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Manifestazione nazionale contro il razzismo, 21 ottobre a Roma

Di pv21 (---.---.---.48) 7 ottobre 2017 19:04

FUORI rotta >

E’ opportuno, se non doveroso, ricondurre ai suoi termini essenziali il progetto concepito dai fautori dello “jus soli” e dello “jus culturae”.


Si prevede che a un/a bimbo/a (specie se nato/a in Italia), figlio/a di stranieri in possesso di un pluriennale permesso di soggiorno, previo l’assenso dei genitori nonché la assidua frequenza dei nostri istituti scolastici, venga “riconosciuto” lo status di cittadino. Alla maggiore età potrà comunque rinunciare alla cittadinanza così conferita.

Ciò precisato.


Un qualsiasi soggetto che fin da bambino risieda in modo regolare e stabile nel nostro paese ha diritto, al pari dei cittadini, di usufruire del collettivo sistema d’istruzione e di offerta professionale, nonché dell’assistenza sanitaria e sociale necessarie.

Eventuali carenze o complicanze possono e sono da superare mediante delle normali ed “oculate” disposizioni giuridico/amministrative.


Ergo.

NON SERVE affatto che la cittadinanza diventi una sorta di gratifica, “concessa” pro tempore e per interposta persona, che poi il beneficiario può tranquillamente ricusare (nota: esito che mal si concilia con Articoli quali il 22 e il 52).


Valenza ben diversa ha il conferire tale status, richiesto da un/a neo maggiorenne, avendo prima “accertato”, in modo puntuale, la acquisizione convinta e professata dei caratteri che qualificano la nostra cultura e del sistema-modello di convivenza in vigore.


Importante è mantenere la rotta. Aggiornare il patrimonio di norme e valori è giusto se preludio di un Ritorno alla Meta


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