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Ong: come siamo diventati ostili al salvataggio dei migranti?

Di Persio Flacco (---.---.---.43) 22 agosto 2017 10:42

Che io sappia nessuno Stato accoglie tutti, altrimenti non sarebbe uno Stato. Il concetto stesso di "accoglienza" implica un perimetro da superare e un’autorità sovrana che lo governa. Non si potrebbe nemmeno parlare di "dovere di accoglienza" senza un soggetto (lo Stato) al quale riferire questo dovere.
Se il dovere di accoglienza dovesse prevalere sul dovere di esercitare la sovranità sui confini dello Stato, lo Stato stesso diverrebbe una sorta di porto franco per le persone, territorio libero nel quale tutti hanno gli stessi diritti di passaggio e di residenza. Non dubito che le forze potenti della globalizzazione gradirebbero che così fosse; dubito che lo gradirebbero i cittadini di quello Stato che si vorrebbe soggetto unicamente al dovere di accoglienza.
Quello che sta avvenendo è dovuto proprio alla presa di coscienza, a volte confusa, a volte orientata da ideologie antiche e malsane, di una parte crescente della popolazione di essere espropriata dei propri diritti di sovranità, di essere minacciata nella sua identità culturale, di veder scomparire un contesto di diritti del lavoro frutto di decenni di lotte e di conquiste sindacali.
Perché è questo inevitabilmente che avviene alla coscienza di classe e ai diritti dei lavoratori quando milioni di sottoproletari che devono sopravvivere in qualche modo vengono gettati sul mercato del lavoro.
Dunque lasci perdere le categorie del razzismo e dell’intolleranza, che riguardano solo una piccola minoranza ideologizzata degli italiani, perché con lo stigma morale contro chi pone limiti al dovere di accoglienza, non si fa altro che aumentare la loro credibilità come unico argine ad un fenomeno che appare incontrollabile.


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