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Sotto la guida “novatrice” dell’effervescente segretario-premier,
il PD ha visto dileguarsi il ragguardevole surplus di consensi raccolto all’elezioni
Europee (2014). Oltre 2 milioni di voti catturati, in un sol colpo, da M RENZI proiettando
la slide del BONUS da 80 euro per 10 milioni d’italiani (?).
DOPO la batosta subita
al referendum Costituzionale l’allora 40% del PD è scivolato man mano verso il 26%. Di
più. C’è chi valuta che alle prossime primarie sarebbe un risultato “soddisfacente”
una affluenza dimezzata (!!) rispetto a quella (> 2,5 mln) registrata a fine
2013.
NESSUNO di loro confessa che tanto più bassa sarà l’affluenza e più peserà
il gruzzolo di voti di quelli “ansiosi” di partecipare perché sperano di continuare
a trarre un qualche tipo di beneficio-vantaggio dal riproporre lo stesso stile
di leadership. E magari facendo ancor più tesoro di una certa smaliziata “scuola”
democristiana.
Non ultimo.
Con un sistema proporzionale, in una coalizione di
governo nata in Parlamento, anche una forza politica di appena il 12-15% potrà
assumere un ruolo decisivo di primo piano. Specie se, fatta a immagine e
somiglianza di un sommo leader, viene gestita in modo verticistico e
“esclusivo”.
Ergo.
Siamo ben lungi dal “rinnovare” valori e anima del PD
originario.
Di certo non valgono i toni pacati della vigilia.
UNICA difesa: un voto
che fissi lo stop definitivo a tale sperimentata logica politica: monocorde e
“favolistica”, sorretta da precisi “potentati” personificati.
Buoni propositi e
allettanti obiettivi sono voci tipiche di un Dossier Arroganza …