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La riforma Gelmini dei licei

Di Federico Pignalberi (---.---.---.118) 29 giugno 2009 23:45

Quello che, con molta ironia, chiami <<grande passo>> o <<riforma dei licei>> (e che riguarda tutte le scuole superiori) non è altro che il regolamento attuativo dei tagli alla scuola disposti dalla finanziaria.

Il "riordino" degli indirizzi di studio, che finalmente li razionalizza e li porta ad un numero umano, è finalizzato a tagliare quante più cattedre e ore di lezione possibili (fino ad 8 alla setimana in certi istituti professionali). Il testo del provvedimento (che esiste) dice, senza mezze parole, che la "riforma" serve <<a una maggiore razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili, tali da conferire efficacia ed efficienza al sistema scolastico>>.

I "nuovi licei" non esistono. Sono varianti dei licei tradizionali che esistono da anni sottoforma di sperimentazioni, il cui programma didattico (che supera le mille pagine) non è conosciuto nemmeno dagli insegnanti e non si trova nelle scuole o sul sito del ministero, ma solo su siti semiclandestini. Gli insegnanti non possono conoscerlo e le sperimentazioni (molte dele quali non verranno eliminate, ma solo chiamate in un altro modo) sono quasi come i licei tradizionali. Dov’è la novità?

Vogliamo vedere, poi, come verrà attuata la rifoma? Per risparmiare il prima possibile la riforma verrà attuata al più presto. I ragazzi che a settembre inizieranno col sistema scolastico attuale si troveranno dall’anno successivo a passare ai nuovi indirizzi, cambiando piano di studi.

L’informatizzazione dell’apprendimento, poi, è la parte che fa più ridere. Hai scritto <<l’informatica è un nuovo modo di organizzare il sapere>>. Dipende. In primo luogo dal fatto che un computer funzioni. Poi dalle capacità degli insegnanti (come pretendi che un quasi-sessantenne possa, senza nessun corso, informatizzare di colpo il suo metodo di insegnamento?). Poi dal software, che spesso è preistorico (vedi Office 97) e non viene aggiornato non perché la scuola non disponga delle licenze (molte scuole pagano salati abbonamenti annuali a Microsoft), ma perché non esistono corsi d’aggionamento che permettano ai professori di imparare ad usarli.

I laboratori informatici esistono, e qualche volta funzionano addirttura. Ma i laboratori non sono aule. Ce ne sono appena una manciata per scuola (nei casi migliori). Nessuna classe può pensare di trasferirsi in un laboratorio, perché in una scuola il laboratorio che funziona è sempre occupato. Le classi sono tante. E poi i computer (se funzionano) sono sufficienti per una classe di una trantina di persone. La finanziaria triennale prevede di aumentare il numero degli studenti per classe. E allora la scuola dovrebbe ascquistare nuovi computer. Ma i computer non si vendono a debito. Dobbiamo restituire alle scuole gli ultimi spiccioli di cui sono state depredate. E farlo in fretta.

Eccolo il testo del decreto che non esiste: http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=88627&idCat=82

La prossima volta limitati a scrivere quello che conosci. Con un po’ di fortuna, vedrai, riuscirai a dare informazioni attendibili.


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