RISCATTO >
Sempre più
italiani disertano le urne perché contrariati da un certo “andazzo” della
politica e delusi nelle loro aspettative quotidiane. Il prossimo referendum
confermativo è occasione unica per lanciare un segnale chiaro di siffatta “insofferenza”.
Non si tratta di andare a votare per scegliere una forza di governo e/o i
nominativi di potenziali candidati. Si tratta di impedire che dal consenso (o
l’astensione) dei cittadini venga fatto “dipendere” il varo di un nuovo sistema
di organizzazione e gestione dello Stato e il relativo processo legislativo. In
una parola: lo stile di vita e le norme/regole di base valide per la comunità.
(Tutte
tematiche che presuppongono una serie di competenze e esperienze specifiche che,
come tali, vanno ben oltre le usuali conoscenze).
Ergo. VOTARE NO significa rispedire
al Parlamento (mittente) un quesito “irricevibile” per almeno un paio di fondate
ragioni.
NON è la finale di un festival canoro o di un concorso di bellezza.
NON è corretto chiedere di formulare e sintetizzare (ridurre a semplice Si o No) una
“valutazione complessiva” di diversificate proposte inerenti molteplici aspetti
della Costituzione.
Secondo.
Il PARLAMENTO, quale organo di “rappresentanza” di
tutto il popolo, nel mettere mano e “cambiare” ben 40 Articoli della Carta
fondamentale, ha il precipuo compito e dovere etico morale di addivenire a
quella modifica/revisione che registri la condivisione “molto ampia” (qualificata)
dei vari gruppi di eletti.
In una parola.
Votare NO è un messaggio
inequivocabile di dignità e riscatto civico.
Proporre di “cambiare” non è il passepartout
per travisare valore e significato di Parola e Merito …