Sono daccordo con 115 (19 dicembre 13:38) e con 182 (19 dicembre 18:47): la libertà dal vincolo di mandato (e a maggior ragione dal vincolo di partito) è condizione essenziale affinché il Parlamento svolga la sua funzione di rappresentanza libero da condizionamenti. Lo scopo del costituente era di rendere il parlamentare libero da qualunque condizionamento, schiavo solo della sua coscienza. Anche a prezzo di consentirgli di tradire i propri elettori, di farsi eleggere sulla base di un programma politico e poi, una volta eletto, di disattenderlo o di contraddirlo.
Purtroppo la cosiddetta "costituzione materiale" si è separata dalla Costituzione formale per almeno due aspetti sostanziali: il potere dei partiti nella selezione dei candidati e l’usurpazione del potere legislativo da parte del Governo. Questo ha fatto rientrare dalla finestra il vincolo sul parlamentare che il costituente aveva fatto uscire dalla porta.
Inutile dire che le leggi elettorali che si sono succedute nel corso del tempo hanno teso con sempre maggiore decisione a mettere nelle mani dei partiti, cioé delle loro segreterie, il potere di vincolare i parlamentari al loro volere. Capolavoro in tal senso è stato il cosiddetto Porcellum: la legge elettorale porcata che con liste bloccate e vari artifici mira a vincolare i parlamentari al capo del partito al quale debbono candidatura ed elezione.
L’altro elemento che di fatto limita fortemente la libertà costituzionalmente garantita al parlamentare è l’uso improprio della decretazione, che espropria il Parlamento della sua funzione legislativa e richiede ai parlamentari la fedeltà al Governo per garantirgli una maggioranza, senza la quale i suoi decreti non passerebbero.
A rendere convincente il richiamo all’ordine è principalmente l’uso, anch’esso improprio, della questione di fiducia, con la quale il Governo ricatta il Parlamento.
In parole semplici il Governo pone un aut aut al parlamentare: o ti sottoponi alla disciplina del partito e mi garantisci una maggioranza che approvi i miei decreti oppure mi dimetto; le Camere vengono sciolte; tu perdi la tua poltrona; e quando si andrà a nuove elezioni, e dovranno selezionare i candidati da presentare, il partito si ricorderà del tuo "tradimento" e ti escluderà dalle liste.
In realtà non sta scritto da nessuna parte che il venir meno della maggioranza parlamentare che ha accordato la fiducia al Governo comporti automaticamente le dimissioni di quest’ultimo. Il Parlamento può sfiduciare il Governo, è vero, ma con determinate modalità e su specifica iniziativa di un congruo numero di parlamentari.
La Costituzione specifica che un voto contrario ad un decreto governativo (che deve essere motivato da gravità e urgenza) non comporta affatto la decadenza del governo. E’ contrario alla Costituzione che il Governo si dimetta per il rigetto del Parlamento ad un suo decreto.
E’ invece "conforme" alla "costituzione materiale" che il governo si dimetta se non può più esercitare la funzione legislativa della quale ha espropriato il Parlamento.
Questo stato di cose anomalo: contrario allo spirito e alla lettera del dettato costituzionale, è talmente diventato senso comune che assai pochi ormai si scandalizzano se un capo partito addita al pubblico ludibrio come traditore o disfattista il parlamentare che, esercitando le sue prerogative, si sottrae ai suoi diktat. E questo rende fattibile il verificarsi proprio di quelle situazioni che i padri costituenti si sono sforzati di escludere: l’accentramento del potere nelle mani di pochi o di uno solo.
Oggi due capi partito possono stipulare tra loro un patto segreto e darvi attuazione disponendo provvedimenti legislativi e anche modifiche alla Costituzione. Un abominio che legittima la definizione di "partitocrazia", opposto a "democrazia", da molti affibbiata all’ordinamento materiale vigente in Italia.
E’ quindi evidente che l’agente patologico che rende deformi le istituzioni di questo Paese non sono i "voltagabbana" in Parlamento: per quanto possano essere moralmente censurabili i motivi che spingono un parlamentare a cambiare schieramento non è questo che lede la Costituzione. A stravolgere la Costituzione e a rendere la democrazia in questo Paese una caricatura, è il sistema all’interno del quale l’esercizio della libertà dal vincolo di mandato è definito come tradimento.