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Tumori e alimentazione. Errare è umano, perseverare è da Iena

Di (---.---.---.201) 14 maggio 2014 16:59

L’IP cambia perché è dinamico, cambia ad ogni mia connessione, nessuno strano motivo.


L’efficacia è una misura della capacità di un metodologia di risoluzione di un problema, cioè di quanto un procedimento raggiunga lo scopo prefisso ed è un parametro misurabile, da un punto di vista scientifico. In assenza di pubblicazioni scientifiche in tal senso, il massimo che posso ammettere è che l’efficacia di un cambio di alimentazione nella cura dei tumori è ignota, dubbia, non dimostrata, non misurata.

E non ho alcun problema ad affermarlo, posso anche confermarla e accenderla se necessario.
Ovviamente, le ripeto, se sbaglio ed esistono studi scientifici che dimostrino come variando alimentazione o assumendo uno specifico alimento sia possibile guarire da un tumore conclamato sono a sua disposizione, specie se misura l’efficacia di tale modifica alimentare. Non me ne ha linkati però, purtroppo.

Per dose letale intendo la quantità di una qualsiasi sostanza in grado di uccidere una tot percentuale di una popolazione ed è un parametro usato in tossicologia che niente ha a che fare con le critiche alla dieta vegana perché non ha a che fare con semplici squilibri alimentari legati alla poca varietà o completezza alimentare, ma con l’assunzione oltre la soglia tollerabile dall’organismo di un singolo principio attivo.

Qualsiasi alimento, da questo punto di vista, è potenzialmente letale, anche l’acqua (pare che la dose letale si attesti intorno agli 8-10 litri). Così come, se assunto nelle giuste quantità, può essere non tossico (anche le carni rosse di cui tanto si lamenta, dipende da quante porzioni vengano consumate settimanalmente). Così come può essere assolutamente ininfluente, anche perché le reazioni biologiche sono enzimatiche e come tali seguono delle cinetiche non necessariamente semplici, alcune delle quali posso essere talmente lente a basse concentrazioni da non essere apprezzabili.

Quando parlavo di concentrazione non mi riferivo a frullati o concentrati, ma di un parametro chimico-fisico largamente caratterizzato in letteratura scientifica e che genericamente, specie in relazione a farmaci, è collegato a quantità di preparato ben superiori a quanto possibile assumere con una spremuta.

In altre parole, credo sia difficile affermare che esistano cibi sani e cibi dannosi, quanto quantità sopportabili, dannose o insufficienti a dare effetti apprezzabili sull’organismo.

Questo ragionando a livello puramente teorico, se poi vuole entrare nel merito e spiegare con quale alimento preciso si cura un preciso tipo di tumore ha la mia attenzione più totale.

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