Vulgata >
Casaleggio sventola la sua democrazia “via
rete” come il nuovo credo culturale.
Equipara così la democrazia “diretta” al
voto di qualche migliaio di “illuminati” iscritti a M5S. Presupposto è che tutti
abbiano interesse e preparazione. Trovino il tempo necessario per approfondire
(ogni giorno) le varie problematiche e siano in grado di sostenere, con
cognizione di causa, il confronto con altre posizioni diversificate parimenti
presenti nella rete.
Ancora. Per i “candidati” di M5S deve valere il vincolo di
mandato e la correlata regola del “recall” (revoca popolare). Cita, come esempio
da seguire, gli USA. Si dimentica (?) di dire che là è chiamato l’intero corpo
elettorale a “confermare” il mandato o preferire altri competitors in lizza. Si
dimentica (?) altresì di dire che qualsiasi “vincolo”, anche se sottoscritto da
un “candidato”, è considerato nullo dalla legislazione vigente.
La rete è come una
piazza “virtuale” sempre affollata. La piazza non è certo il “luogo ideale” per
un confronto pacato e ragionato di idee e soluzioni. Specie su tematiche di
coinvolgimento collettivo che, come tali, spesso sfuggono nelle molteplici sfaccettature
ed implicazioni.
Un conto è la raccolta di informazioni e di opinioni. Tutt’altra
cosa è scegliere, decidere ed attuare un progetto.
Postilla. La democrazia “diretta”
non è una “questione di famiglia” da risolvere, via web, con qualche centinaio
di clic. Quando il “valore” è dato dai soli numeri “disponibili”, allora contano
anche i soggetti affetti da Pescitudine …