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La Thyssen si difende: "Il rogo? Tutta colpa degli operai"

Di (---.---.---.233) 12 aprile 2009 00:07
 
Dici bene Riciard, Se le cose dovessero andare per il verso giusto, almeno dal mio punto di vista, che sembra collimare col tuo, si determinerebbe un precedente, importante per tutti i subordinati, ma pericoloso per le imprese, almeno dal loro punto di vista.
L’attenzione alle problematiche della sicurezza sul lavoro è un punto fermo per tutti quelli che pensano che non si possa, non si debba, morire per portare a casa un misero salario, ma al contempo è un ostacolo per le aziende che relegando la questione a fastidioso aggravio economico, incrementano il profitto, approfittando della scarsità dei controlli.
Il conflitto di interessi in realtà non è vissuto in modo equo, essendo le parti in causa notevolmente sbilanciate a favore del capitale. Questo, però, è ben poca cosa a confronto dell’impegno, di parte, dell’attore principale che, anziché agire da arbitro, si schiera a favore del più forte.
La legislazione in materia è sicuramente molto evoluta ma a cosa serve avere una normativa rigida se poi non ci sono gli strumenti per il controllo della sua reale applicazione. Se allentare la rigidità contrattuale, cavallo di battaglia dell’attuale governo che giustifica tale indirizzo per sbandierare la sua presunta attenzione alle problematiche sull’occupazione, significa abbassare il livello di attenzione ai pericoli impliciti di molte attività lavorative, si tollera l’incidente perché connaturato all’attività in questione.
I lavoratori dipendenti e in maniera particolare gli operai, occupano un ruolo importante nella catena produttiva ma per lo stato, sono solo manovalanza da remunerare quel tanto che basta per non morire di fame e poco importa se qualcuno cadrà vittima di incidenti sul lavoro, anche questo rientra nelle statistiche come evento possibile, anzi probabile. E in un momento come questo, dove la crisi economica taglia le possibilità di occupazione, le maglie dell’illegalità si allargano a dismisura e i sindacati (quelli degni di questo nome) faticano a far rispettare le più semplici norme pur di non creare attriti con le controparti, che, spesso, pur di non reinvestire i profitti in azienda, preferiscono dismettere gli impianti sul nostro territorio e spostare le produzioni nei paesi con il costo della manodopera più basso.
Insomma non è un buon momento neanche in questo settore.
Un saluto
Mauro 
 

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