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Decreto Banca d’Italia: ecco come stanno le cose

Di (---.---.---.26) 5 febbraio 2014 16:08

Il fatto che gli azionisti avrebbero dovuto essere indennizzati fino a 7 mld, nonostante quanto dice la relazione, rimane da vedere, dato che nei bilanci delle banche le stesse quote, prima del decreto valevano circa 1 mld di euro.

Il fatto poi che la legge abbia il pregio di definire che le riserve di Bankitalia non siano distribuibili si contraddice con il fatto che il provvedimento stesso le sposta da riserva a capitale. Il risultato dell’operazione è che il patrimonio netto dell’istituto non cambia, mentre quello delle banche private, per beneficio della rivalutazione delle quote aumenta.
Inoltre, il valore di mercato delle quote (che si spera rispecchi il valore nominale) è subordinato agli utili attesi, il che si traduce con: o Bankitalia darà guadagni competitivi ai soci (es. il 6% del capitale) o le banche titolari di oltre il 3% non riusciranno mai a vendere le loro quote in eccesso. 
Possiamo discutere quanto vogliamo ma, di fatto, non solo non c’era alcuna urgenza per approvare questo decreto, ma nemmeno alcuna utilità per Bankitalia. Il vantaggio per lo Stato si limita a meno di 1 mld di euro di tassazione sulla rivalutazione delle quote il primo anno, mentre le banche private godranno di un aumento del patrimonio di 7 mld e dividendi più alti nel futuro. Bella porcata!

Cittadini portavoce del M5S, resistete!

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