Le polemiche sui funerali di Priebke hanno del grottesco: prima ce lo siamo tenuto vent’anni, garantendogli tutti i diritti prescritti dalla legge, lasciandolo indisturbato a vivere la sua lunga vita, alle sue passeggiate, all’omaggio dei suoi estimatori; ora che è morto si "riscopre" ciò che è stato e ciò che ha fatto. Se ha meritato di essere trattato secondo la legge da vivo a maggior ragione lo si tratti allo stesso modo da morto e lo si lasci inumare secondo le sue volontà.
Non è stato Priebke il Male, Priebke è stato solo un uomo, un criminale, probabilmente solo un feroce idiota incapace di resistere ad una ideologia che ha cancellato con un colpo di spugna secoli di stratificazioni culturali e di progressi della civiltà giuridica e umanistica.
Il Male è il nazifascismo: un virus razionale che ha contagiato milioni di persone facendole regredire ai secoli bui dell’umanità. Questa considerazione ovviamente non cancella i crimini di Priebke, di cui egli è stato pienamente responsabile e per i quali ha pagato (poco, a mio parere) secondo la "nostra" Giustizia, a prescindere dalla sua. Questo serve solo ad inquadrare il vero obiettivo da colpire: l’ideologia nazifascista.
E’ questa che non deve essere sepolta, che deve rimanere alla luce della coscienza critica come pietra di paragone per giudicare quello che avviene ancora oggi, perché i suoi semi sono ancora nell’aria. Il nazionalismo esasperato, il razzismo, il culto della potenza militare, il valore o disvalore attribuito alle persone in base a categorie fisse e immutabili, alla gerarchizzazione del potere, ai miti sul destino ineluttabile di un popolo e altro ancora: sono questi i semi del nazifascismo che non bisogna perdere di vista per nessuna ragione. Per fare in modo che da un qualsiasi frustrato non nasca di nuovo un altro Priebke.