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Mario Mieli trent’anni dopo

Di (---.---.---.181) 4 ottobre 2013 16:48

Il pensiero di Mieli va contestualizzato alla rivoluzione sessuale degli anni 70, i cui presupposti culturali sono molto diversi da quelli attuali. Bisogna quindi saper leggere Mieli e leggerlo nella sua interezza e non estrapolando i pezzi di un saggio in modo strumentale. Quel pensiero va dunque letto nella premessa, utopica, di una società libera dai gravami morali dell’ordine contemporaneo precostituito. Proprio nel ricollegarsi alla cultura greca si presuppone il consenso del minore rispetto alle attenzioni dell’adulto che non devono essere mai stuprative. Per Mieli un essere davvero libero e pansessuale ha la possibilità di sperimentare la sua sessualità a tutto tondo. Ma stiamo parlando, appunto, di un modello auspicato e non di un invito a pratiche illecite. Se proprio vogliamo parlare di pedofilia e se vogliamo tornare al presente, si ricordi che le peggiori violenze contro bambini e minori avvengono nella famiglia tradizionale e nelle sagrestie, sotto l’omertà di chi sa e tace e, in qualche caso, protegge pure. Invece di guardare la pagliuzza nell’occhio del movimento LGBT mi preoccuperei della trave nello sguardo della cosiddetta tradizione che non ha niente da insegnare a un movimento, come il nostro, che si fonda sul rispetto profondo dell’umanità di chiunque, a prescindere da età, sessualità, religione, ecc.

Dario Accolla


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