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Superare la dicotomia destra-sinistra. O anche no.

Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 20 agosto 2013 00:17
Fabio Della Pergola

Si direbbe, a leggerla, che tutta la vicenda del khomineismo iraniano si risolva solo e unicamente nella logica dello scontro con Israele. Anche questa è una visione che partecipa, volente o nolente, ad una mistificazione: che tutto possa e debba essere interpretato attraverso i canoni della politica internazionale (chi ha rovesciato chi, chi ha interessi a fare cosa eccetera) piuttosto che interpretando le motivazioni culturali che agiscono nel latente.

E vedo che lei identifica l’Iran con il regime degli ayatollah. Che il movimento rivoluzionario iraniano, a cui partecipavano anche le componenti laiche e marrxiste, abbia avuto le sue ragioni antioccidentali ad abbattere il regime dello Shah, e che per questo abbia avuto dalla sua le grandi massi iraniane, non è discutibile.

Ritenere invece il movimento politico-religioso khomineista - basta ricordare che fine hanno fatto gli esponenti laici e marxisti - un elemento di riscatto evolutivo in quanto anch’esso antiamericano e anticapitalista, fu la più colossale cantonata interpretativa che la sinistra radicale fece a suo tempo (a proposito di destra e sinistra) e che tuttora fa, spesso, in nome di un assai malinteso filoislamismo più o meno terzomondista.

In questo senso ho citato l’Iran, a proposito di un "superamento involutivo", accaduto nella storia quando si è tentato di andare oltre una società modellata sul capitalismo occidentale. Si vuole andare "oltre" e ci si ritrova "indietro". E se andare "oltre" una cultura dominante è del tutto legittimo, tornare indietro invece non lo è affatto; involuzione vs evoluzione; destra vs sinistra, tanto per tornare all’articolo. In questo senso, per quanto ho potuto capire, lo interpretava Fagioli nel testo che ho citato, scritto a ridosso della rivoluzione iraniana. Ma non mi risulta affatto che Fagioli sia filoisraeliano. Tutt’altro direi.

Per quanto mi riguarda invece non ho mai nascosto quello che penso in merito alla questione israelo-palestinese e, tanto più a quella israelo-iraniana. Le simpatie khomeiniste verso un pensatore nazista come Heidegger non fanno che rinforzare le mie convinzioni. Anche se certamente non approvo la politica colonizzatrice israeliana dei Territori e spero che termini al più presto con un trattato di pace definitivo. Ma per sottoscrivere un accordo bisogna essere in due e trovo del tutto insoddisfacente la teoria manichea per cui il bene sta di qua e il male di là, senza tante sfumature.

Quanto alla sua preferenza per un regime apertamente autoritario, in quanto "più facile mobilitargli contro le forze democratiche", mi auguro che sia una provocazione, magari un po’ superficiale. Suppongo che anche lei stia meglio in una democrazia occidentale, per quanto ipocrita ed "eterodiretta" dal grande fratello americano, piuttosto che nella Germania nazista.
O no ?


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