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Superare la dicotomia destra-sinistra. O anche no.

Di (---.---.---.122) 19 agosto 2013 22:12

Sull’Iran tirato in ballo nel discorso confesso che ho voluto bonariamente ironizzare. Il fatto è che nella Rete e sui Media tradizionali vi sono persone che non si fanno sfuggire l’occasione per attribuire all’Iran piccole o grandi nequizie. 

Nel complesso la somma di innummerevoli refoli di vento genera una tempesta che da quasi tutti gli idiomi della Terra investe quel paese da più di 30 anni, diciamo da quando la rivoluzione islamica komeinista ha rovesciato il regime dello Scià, rinforzando o scemando in proporzione al livello di scontro con Israele.
A volte mi stupisco che, pur sottoposte ad un tale ciclone, le folle non si rovescino nelle piazze a pretendere che un tale abominio venga cancellato dalla faccia del mondo.

Tutto questo non mi piace per diversi motivi:
- perché detesto la mostrificazione di una persona e, tanto più, come in questo caso, di un intero popolo;
- perché detesto l’ipocrisia. Se si odia l’Iran per il fatto che avversa Israele lo si dica sinceramente e direttamente, senza andare a mettere in evidenza ogni suo difetto, lo preferisco;
- perché l’esperienza insegna che certe campagne solitamente portano alle guerre, e il prezzo delle guerre le pagano innanzitutto le popolazioni.

Ma sopra ogni cosa detesto queste campagne perché coartano subdolamente la democrazia. Mi spiego meglio: in un regime esplicitamente autoritario il Principe non ha bisogno di avere l’assenso dei sudditi per mandare ad effetto le sue decisioni. Se vuole muovere guerra basta che decida di farlo.

In un regime nominalmente democratico il Principe ha bisogno di mobilitare il consenso dei cittadini per muovere guerra, e a questo scopo servono la propaganda e i reparti di psy-ops.
In tutti e due i casi il Principe fa quel che vuole, dunque il regime è sostanzialmente autoritario, ma nel primo caso la tirannia la si vede, nel secondo no. Personalmente preferisco che si veda: è più facile mobilitargli contro le forze democratiche.

Qualche giorno fa sono stati declassificati i documenti relativi al rovesciamento di Mossadeq e al ripristino del potere assoluto dello Scià ad opera della CIA in team coi servizi inglesi. A mio parere nella memoria storica degli iraniani questi fatti sono ancora vivi, e ciò basta ed avanza a motivare la presenza di una corrente antioccidentale in seno alla società iraniana. Come credo sia ancora viva la memoria della collaborazione offerta dal Mossad al regime poliziesco e oppressivo di Reza Pahlavi, esercitato soprattutto tramite la Savak. Anche questo dovrebbe essere sufficiente a motivare una certa diffusa antipatia antiisraeliana, senza andare a scomodare le contiguità del primo komeinismo col nazismo. Una cosa non esclude l’altra ovviamente: entrambe completano la conoscenza di certi fenomeni, tuttavia la propaganda anti iraniana evita accuratamente di citarle entrambe.

Allo stesso modo si omette sistematicamente di ricordare che essendo anche la società iraniana prevalentemente islamica è, come le altre, particolarmente sensibile al trattamento che riceve quella piccola parte di umma che sono i palestinesi. Anche nel caso dell’Iran la irrisolta questione palestinese tiene viva nella società l’avversione per il "regime sionista", come viene definito.
Omettere questo genere di informazioni, di fatto, significa dare il proprio contributo alla campagna che tende a condurre verso la guerra contro l’Iran. Campagna che vede come parte più attiva le organizzazioni sioniste.


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