Il provocatorio Cacciari ha confezionato un ben congegnato marchingegno illusionistico. Come quei prestigiatori che, stornando l’attenzione del pubblico su un particolare della scena o ben camuffando il meccanismo, riescono a rendere inspiegabile, magico, il loro esercizio. Ciò che Cacciari fa scomparire, attribuendogli l’ineluttabilità di uno stato di natura da accettare come uno scienziato accetta una realtà di fatto, è il trionfo egemonico del Capitalismo.
Grazie a questa operazione, che è credibile grazie ai decenni di propaganda sulle virtù progressive del libero mercato, la palla passa a chi si ostina ancora a tracciare una distinzione ideale e politica tra destra e sinistra ed è chiamato a giocare, con questo presupposto, una partita impossibile.
Intendiamoci, Cacciari ha ragione nel dire che la distinzione "classica" tra destra e sinistra all’interno del contesto sociale e politico determinato dal sistema capitalistico perde di significato. Si veda l’assetto politico istituzionale, ormai identificato con la Democrazia tout court, che è il più congeniale al funzionamento del sistema economico capitalista: la forma politica e istituzionale del bipartitismo. Un sistema che serve egregiamente ad offrire la rappresentazione della Democrazia evitando però le imprevedibilità e i rischi per il sistema economico derivanti dal capriccio del potere popolare. Due schieramenti, che riconoscono entrambi lo "stato di natura" del Capitalismo e i principi che lo garantiscono, che si alternano al potere "liberamente" votati dal popolo sovrano. Certo che la distinzione tra destra e sinistra in questo modo diventa anacronistica, e non è solo la Sinistra a perdere di vista i propri lineamenti ideali, li perde anche la Destra, anche se il Capitalismo è tutt’altro che equidistante tra l’una e l’altra. Non li perde quella Destra che ispira rozzamente i suoi principi alla legge naturale: l’individuo più forte prevale su quello più debole, ciò che la forza o l’astuzia rendono disponibile lo è per diritto ecc.; li perde la Destra che si ispira ai tradizionali valori di civiltà che precedono e prescindono le necessità e i bisogni di un sistema economico.
In realtà la distinzione tra destra e sinistra non è affatto diventata anacronistica, soprattutto non è diventato superfluo il contributo che l’una e l’altra possono dare all’umanità. Al contrario: col trionfo del Capitalismo e l’enorme potere che gli deriva dal progresso tecnologico la forbice tra efficienza economica e qualità della vita umana diventa sempre più drammaticamente divaricata. Siamo già oltre le giuste considerazioni di Bob Kennedy svolte in un celebre discorso che si concludeva con "Il Pil misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta".
Ora siamo di fronte all’alternativa tra permanenza nel Capitalismo e sopravvivenza dell’ecosistema planetario e, dunque, dell’umanità. Il fatto è che il Capitalismo si basa su principi elementari che, nel loro complesso, danno vita ad un sistema inintelligente, totalmente disinteressato e irresponsabile rispetto alle conseguenze delle sua azioni. Il Capitalismo da vita ad un sistema che per intelligenza è paragonabile ad uno di quegli aspirapolvere che, lasciati liberi di muoversi, procedendo per tentativi ed errori, dopo un certo tempo hanno pulito tutto il pavimento di casa.
Quel tipo di aspirapolvere non ha alcuna capacità di pianificazione, non ha memoria, non conosce l’ambiente in cui opera, non segue alcun criterio che non sia: "Se urti qualcosa cambia traiettoria e continua". In modo analogo nel cosiddetto libero mercato vige un principio altrettanto semplice: "Chi genera maggiore profitto prevale; gli altri si estinguono". Questo significa ad esempio che fin quando l’estrazione di idrocarburi sarà profittevole questi verranno estratti fino all’ultima particella, a prescindere dalle conseguenze sull’ecosistema planetario e sulla vita delle persone.
Un sistema inintelligente dunque ma non privo di istinto di conservazione. La deregulation prima e la globalizzazione poi lo hanno messo al riparo dal potere normativo della politica: ormai non esiste sulla Terra un potere che sia in grado di limitarne e disciplinarne il campo d’azione. Di più: ha saputo privare la maggior parte delle persone della capacità di immaginare di vivere in un sistema diverso. Ed è questo oggi il ruolo e la funzione del pensiero politico di destra e di sinistra: ridare alle persone la capacità di immaginare se stesse, la propria vita, il proprio futuro, il futuro dell’umanità sulla Terra, a prescindere dal Capitalismo.