La cosa incredibile di questa
vicenda è che chi mi critica non ha evidentemente mai letto nemmeno un mio
libro o un mio articolo.
Tralascio le questioni
geopolitiche: su alcune questioni non siamo d’accordo. Io non credo alle
sanzioni, non appoggio la linea italiana e credo che su alcuni punti Teheran
abbia ragione. Posizione condivisa anche da molti iraniani che non appoggiano
il regime.
Su alcuni punti fondamentali
credo però doveroso fare delle precisazioni.
I “ragazzi di Teheran” ( tra
l’altro, è il titolo del mio primo libro. Sottotitolo: “I giovani in Iran e la
crisi del regime”. Può essere scambiato per apologetico un libro così? Bah..)
su Twitter mi hanno insultato eccome. E mi hanno anche garantito che con me
“faranno i conti quando il regime crollerà”. Le foto col cerchietto rosso non vengono “dall’opposizione
in Iran”, ma da alcune persone che vivono in Italia da anni e che hanno
semplicemente fatto copia e incolla con foto da me pubblicate su Facebook.
Che grande atto di coraggio!
Sono abituato
alla totale trasparenza delle mie azioni. Ho pubblicate le foto delle
manifestazioni sotto l’ambasciata iraniana dopo le elezioni del 2009 (eh sì, io
c’ero eccome) e ho pubblicato le foto dei miei viaggi in Iran. Tutte, senza
censure.
Nel mio ultimo
libro parlo del centro di detenzione e di tortura di Kahrizak, degli arresti
domiciliari illegali di Mousavi e Karroubi, della assurda condanna di Jafar
Panahi. Ma lo avete letto il libro? Certo che no.
Nel 2009 ho
pubblicato il libro “Iran. La resa dei conti”, in cui (leggere per avere la
controprova) sostengo che le elezioni sono state truccate. Lo sapevate? Ah,
già, mi avete già scritto che quando critico il regime “faccio finta, come
Trita Parsi”. No comment.
Come giornalista io non ho
problemi a parlare con nessuno: è anzi un mio preciso dovere conoscere quello
di cui voglio parlare. E soprattutto scrivo e riporto quello che voglio. Io non
ho padroni. Sono un giornalista editore di me stesso. E l’Iran – lo ripeto per
la milionesima volta – per me non è fonte di guadagno. Per vivere lavoro in
tutt’altro ambito.
Se la vostra concezione di
democrazia vi proibisce di parlare o rilasciare interviste a chi non gradite,
affari vostri. Non è il mio stile, non è
la mia linea.
In tutti i miei libri esprimo il
mio profondo amore per questo Paese. Difficile, complicato, contraddittorio. Su
cui è difficile, in molti casi, esprimere opinioni contro corrente. E su cui si
finisce per discutere, anche aspramente. Ma accusare qualcuno che la pensa
diversamente da noi di essere al soldo di chicchessia, è tipico di quei regimi
autoritari e repressivi che qualcuno dice di combattere.
P.S.
Se si ammette lo sbaglio, le
scuse per la foto col cerchio rosso, a rigor di logica e buona educazione,
andrebbero fatte a me.