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Centri di trapianto: è giusto chiuderne alcuni?

Di (---.---.---.199) 21 febbraio 2012 16:56

Certo che c’è l’ismett a Palermo, ma vorrei far notare all’informato lettore che l’Ismett, per chi vive in Puglia o in buona parte del Sud Italia Peninsulare, è un po’ come se fosse Torino, Bruxelles o Parigi.
Quando nell’articolo parlo di Sud Italia, intendo - come normalmente succede - Sud Italia Peninsulare. Purtroppo Palermo è lontana da Bari come una grande città del nord o una capitale europea (visti i collegamenti esistenti nel sudi Italia complessivamente inteso) e le esigenze di un trapiantato non sono quelle di un paziente "normale" (ammesso che ne esistano) che concluso il ricovero può tranquillamente tornare a casa guarito e ristabilito.
Un trapianto comporta spesso mesi di attesa in lista e la necessità di essere presenti al momento che arriva l’organo disponibile in poche ore, ricoveri pre e post trapianto che possono durare settimane, ma anche molto più a lungo, la necessità di costanti controlli eseguiti dal centro di riferimento per almeno un anno dopo il trapianto...e tutto ciò, ove possibile, dovrebbe accadere vicino a casa propria, perchè altrimenti o si trasferisce con il paziente tutta la sua famiglia per il tempo necessario (altrimenti si sta soli per settimane, mesi?) o si affronta soli un momento che è fatto di sofferenze, speranze, paure, angosce continue. Mentre stando più vicini a casa si può continuare a contare sulla rete di affetti familiari e magari anche evitare il più possibile l’ospedalizzazione. 
Dalla Puglia (ma anche dalla Basilicata, dal Molise e pure da buona parte della Calabria, che pure sembrerebbe tanto vicina) per raggiungere Palermo ci vogliono circa dodici ore di treno, non molte meno di auto e i collegamenti aerei sono relativamente scarsi (e comunque non sempre si può volare con ryan!).
Per questo, affermo che non esiste una reale alternativa fra chiudere e potenziare il centro di Bari.


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