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Repubblica e Il Giornale contro lo Spiegel: la guerra dell’aria fritta

Di (---.---.---.93) 30 gennaio 2012 22:42

Siamo però anche un paese in decadenza. Non possiamo continuare a citare Leonardo, Colombo e Dante quando la maggioranza degli italiani si comporta alla Schettino, con tutto il rispetto per Schettino che ormai è diventato un triste esempio di comportamenti invece assolutamente diffusi. Anche tra chi gli dà addosso.


Cosa creiamo oggi? Abbiamo contribuito a fondare la moderna cultura europea, ma questo non dovrebbe essere un titolo per adagiarsi sugli allori, quanto uno stimolo per cercare di mantenere uno standard alto.

Mi spiace vedere che da critiche probabilmente dure, e forse anche in parte ingenerose, si tragga solo lo stimolo difensivo, quel buttarla in caciara a fare la gara a chi è meglio o può permettersi di parlare, invece di ragionare su ciò che si può e si deve migliorare. 

Perché certe critiche non sono affatto stereotipi, non tutte. Ad esempio io trovo anche abbastanza fondata la provocazione del "siamo sinceri - CUT - qualcuno si è meravigliato che il capitano coinvolto nella tragedia della Costa Concordia fosse italiano?".

Io no. Non è una questione genetica, di inferiorità razziale, non è razzismo. E’ la semplice realtà, purtroppo. E’ che storicamente, culturalmente, il nostro è un paese in cui esistono le regole ma non vengono rispettate e i controlli sono sulla carta. Ecco che l’italiano furbo capisce che può andare a 170 km/h in autostrada, perché tanto nessuno lo controlla, e anche se gli arriva la multa, troverà cavilli per non pagarla pur sapendo benissimo di avere torto. 

Il senso è che non è che noi italiani siamo geneticamente inferiori, ma che certe cose possono avvenire solo in Italia perché altrove i controlli li fanno, e se vai a 170km/h dove non previsto, ti stroncano e il vizio te lo togli immediatamente.

Ne consegue che, non solo in Italia è più facile evadere le norme, è anche che statisticamente sia più probabile che sia un Italiano a violare i limiti di velocità rispetto ad un tedesco in vacanza. Ovviamente perché ci sono più Italiani che stranieri in Italia, ma anche perché il tedesco è così abituato al fatto di dover rispettare i limiti nel proprio paese, che quando viene in Italia con l’auto neanche ci pensa che potrebbe tranquillamente correre senza rischiare alcuna conseguenza pratica. E’ una questione di forma mentis, che si apprende nel contesto e rimane dentro, anche quando ti trovi in ambiti più permissivi.

Possiamo offenderci quanto vogliamo e buttarla a barzelletta, ma non faremmo niente di diverso da Berlusca con la famosa gaffe su Schulz, che voleva come kapò in un film. E’ mai possibile che anche quando l’evidenza mostra le crepe del nostro sistema, in modo così grave e triste, si debba sempre difendere l’italico diritto di fare come pare, perché sono gli altri ad essere razzisti, non noi a sbagliare? Ogni volta che si riceve una critica, invece di ragionarci su, bisogna buttarla sul delegittimare chi la rivolge?



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