personalmente sono poco interessato anch’io al meglio/peggio, mi sono
solo adeguato al tuo primo commento. Il mio cenno alla cultura radicale
ripeto - era finalizzato a sottolineare la necessità di contrastare
la pesante influenza dei cattolici all’interno della sinistra italiana.
Influenza che ha pesato sulla aggressione ai deputati radicali (cosa di
cui ho parlato in tre o quattro articoli precedenti) e sulla successiva
costituzione di un governo molto gradito al vaticano.
L’esempio
della differenza - che nel dibattito sembrava proprio inconciliabile
(ma non a me, a loro) - tra cassa integrazione e salario di
disoccupazione è evidentemente un punto esemplificativo di due modi
opposti di interpretare la società: uno legato allo scontro di classe e
uno più liberista (ma direi keynesiano in questa occasione). Due
diversi modi di interpretare la società che dovrebbero/potrebbero
trovare una sintesi risolutiva capace di andare oltre. Se è questo che
intendi tu allora siamo d’accordo: dei soloni mi importa poco pure a
me. Mi interessa capire se e in che modo si può andare avanti
smettendola di rimbalzare da un governo di decerebrati populisti ad uno
di seriosi cardinali. Serve un ’pensiero nuovo’ per la sinistra, un
pensiero capace di fondare una nuova antropologia (non è questo che ho
scritto nell’articolo ?)