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Fumi delle navi, prime denunce. La soluzione in un progetto Enel fermo dal 2009

Di (---.---.---.219) 26 gennaio 2015 12:24

Salve, sono un operatore del settore dal 2004 e mi occupo di riduzione dell’impatto delle emissioni navali nei porti. NON è un problema di centraline perchè il problema è del tutto noto, incluso l’elenco degli inquinanti e dei loro flussi di massa in kg/ora (2 pagine). Le centraline contano le stelle in cielo: basta una leggera brezza sopravvento e tutto sembra pulito. Ma quando si ha la "fortuna" di sapere tutto dell’emissione le centraline sono alle spalle, mentre di fronte a noi ci sono solo le "volontà". I metodi efficaci sono due e sono anche complementari: shore power e trattamento dei fumi delle navi. Basterebbe rianimare la volontà sonnecchiante dei politici, troppo impegnati nelle loro diatribe pre-ongoing-post elettorali per occuparsi di quisquilie che provocano 800.000 morti all’anno nel mondo (dato in crescita, fonte WHO). Ho usato anche il defibrillatore sulla carne viva di molti politici sin dal 2006: Risultati = 0. Sarebbe proprio un caso perfetto per una class action. Nei porti, ogni giorno, è ormeggiato l’equivalente di un’intera raffineria di grezzo che spara dalle sue ciminiere l’ira di Dio, a centinaia di metri da scuole ospedali, condomini e nessuno se ne cura. Almeno le raffinerie sono confinate in apposite zone industriali e sono soggette a severe (e oggi anche rispettate) leggi. E pensare che l’EU ci subissa di fondi utilizzabili per migliorare la qualità dell’aria. Non ci sono scuse: anche in questo i nostri politici sono il doloroso fardello quotidiano che ogni italiano deve condividere con i suoi connazionali. Chissà poi perchè...


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