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Il governo e il nucleare, ovvero come prendere in giro i cittadini italiani

Di (---.---.---.83) 6 maggio 2011 11:00

Capisco le argomentazioni dell’articolo, ma, nel merito, credo che bisogna riflettere bene prima di prendere una posizione emotiva; magari dettata proprio dalla rabbia per sentirsi presi in giro.


E’ un dato di fatto che l’Italia è l’unico paese del G8 che non si serve dell’energia nucleare, e ciò gli costa il mancato rispetto del protocollo di Kioto.
E’ un dato di fatto che il referendum del 1987 ha causato la perdita di migliaia o decine di migliaia di posti di lavoro nell’industria metallurgica (ultimo, il caso dell’ALCOA) per il costo eccessivo dell’energia elettrica. Inoltre, la riconversione delle centrali esistenti o quasi pronte (come Montalto di Castro) ha fatto aumentare ulteriormente i costi dell’energia, il debito pubblico e il disavanzo dello stato.
Forse ci siamo evitati un incidente grave in questi 20 anni? Con ogni probabilità, a quanto è successo negli altri paesi, non ci sarebbe stato.
Oggi tutti i paesi industrializzati, meno la Germania, hanno in programma nuove centrali nucleari; ma la Germania ne ha già 17 attive, e le bastano.
Sembra che lo stesso Giappone confermerà, con le dovute attenzioni in più, il proprio programma di installazione di ulteriori 35 (!) centrali nucleari, nonostante Fukushima.

Per quanto riguarda l’attesa di nuovi sviluppi tecnologici, non è solo una scappatoia. In effetti, Cina e India stanno puntando il loro futuro energetico sulla tecnologia delle centrali al Torio, che presenterebbero molti vantaggi su quelle all’Uranio, come sostenuto da Carlo Rubbia, e ne hanno programmate complessivamente, ben 70.

In conclusione, ognuno è libero di votare come vuole al referendum, ma sarebbe sciocco votare "si" per fare dispetto a Berlusconi, senza valutare la questione nel merito.

E, soprattutto, bisogna tener presente che, per la seconda volta, l’Italia prenderebbe una posizione unica al mondo, almeno tra i paesi industrializzati.

Quindi, o siamo gli unici al mondo che hanno capito, oppure, siamo gli unici che continuano a non voler capire.
Questo, in quanto riduciamo una questione estremamente complessa e rilevante sul piano economico, scientifico e ambientale ad una delle solite scaramucce politiche dove si vota emotivamente contro le iniziative di chi ci sta antipatico.

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