si, ma... fuori dell’Italia e’ molto meglio.
sulla globalizzazione del problema nucleare io sono pienamente d’accordo, infatti qui ho gia’ scritto che:
"Il caso Fukushima non dimostra soltanto che i
giapponesi hanno fatto male a fidarsi dei loro dirigenti, dimostra anche che
quel che fanno i dirigenti della TEPCO giapponese riguarda il mondo intero
perche’ un disastro ambientale e’ un delitto contro l’umanita’.
In un mondo sovrapopolato che utilizza produzioni
energetiche pericolose e certamente dannose per l’ambiente, io sono costretto,
malgrado i miei ideali libertari, a desiderare un ordine mondiale gestito da un
potere sovranazionale, quindi ancor meno controllabile dal basso di quanto lo
siano i poteri nazionali.
Questo e’ il paradosso: io
potrei accettare l’industria nucleare se potessi fidarmi di chi deve fare
scelte importanti per la mia sicurezza e per la salute delle prossime
generazioni, pero’ i rischi di
scelte incaute sono internazionali e intergenerazionali, cioe’ due volte
globali, e la globalizzazione allontana i decisori da chi vorrebbe controllarli
."
pero’ si deve aggiungere che c’e’ comunque una grossa differenza fra avere una centrale nucleare in Italia e averla fuori, per due ottimi motivi:
1) i confini italiani non sono linee convenzionali astratte, ma sono costituiti da mari e da alte montagne, per cui c’e’ molta differenza per gli italiani fra avere un incidente in Italia o averlo fuori
2) L’Italia e’ un territorio molto sismico, mentre Francia, Svizzera, Germania e Austria no, e questo cambia significativamente il rischio di incidente per tutte le centrali della mappa, tranne che per Krko
Geri Steve