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Libia: la Guerra degli Avvoltoi

Di Luigi Nicotra (---.---.---.21) 23 marzo 2011 14:00

Immagino che TB disponga di infomazioni di prima mano che altri non hanno la fortuna di avere. Ma andiamo per ordine.
Quanto a Ustica, dai dati dell’inchiesta di certo emerse che lo spazio arereo di quella zona del Tirreno meridionale era molto trafficato e che vedeva il passaggio anche di un gran numero di aerei libici che facevano la spola con la Jugoslavia per ragioni di natura manutentiva. L’Italia tollerava questo stato di cose, essendo già allora la Libia fortemente presente nello scenario economico italiano ( leggasi FIAT ). Capitava, così, che spesso gli aerei libici si sottraessero alla vista dei radar, ponendosi in scia al traffico aereo civile italiano, riuscendo così a non allertare le difese NATO.
Circa l’attentato/strage di Lockerbie del 21 dicembre 1988 , in cui morirono tutti i 243 passeggeri e i 16 membri dell’equipaggio, occorre ricordare che con una lettera ufficiale al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, nel 2003 Tripoli accettò la sua responsabilità .Il colpevole fu individuato da un regolare tribunale britannico in Abdel Basset al-Megrahi, all’epoca agente dei servizi segreti libici e condannato conseguentemente all’ergastolo. Megrahi fu scarcerato nel 2009 dal governo scozzese, che giustifico il provvedimento per ragioni umanitarie poiché gli era stato diagnosticato un tumore terminale che non gli avrebbe lasciato più di tre mesi di vita. Accolto in pompa magna in patria come un eroe, con abbracci e baci da Gheddafi, ora è vivo e vegeto, gira con una fiammante Lamborghini rossa e si sta facendo costruire una lussuosa villa è in costruzione in uno dei quartieri più esclusivi di Tripoli. La notizia è stata riportata dal quotidiano britannico Times.
Quanto ai luoghi della rivolta, rammento che anche la capitale Tripoli è stata teatro di una sanguinosa protesta con auto ed edifici dati alle fiamme. A Tripoli si scatenò una vera e propria «caccia ai dimostranti». Gli aerei libici hanno sorvolato e bombardato le vecchie vie della città dove erano in corso le manifestazioni anti governative, lasciando al suolo almeno 250 morti nei raid del 21 febbraio. Ovvio che il dittatore abbia poi voluto a tutti i costi ottenere lo scopo, con questa feroce repressione, di riportare all’apparente ordine la capitale del suo paese grazie alla soverchiante forza aerea ed al nugolo di mercenari assoldati in mezzo continente africano.
Per quanto concerne, poi, l’ubicazione dei pozzi di petrolio, consiglio di prendere visione di una interessantissima mappa su http://www.rischiocalcolato.it/2011/03/libia-dove-sono-i-pozzi-di-petrolio.html. Come si potrà notare, i giacimenti sono ben distribuiti sull’intero territorio libico e non certo concentrati in Cirenaica.
Mi pare, poi, che parlare di golpe dietro quanto avviene in Libia, sia assolutamente inspiegabile e frutto della solita visione manichea e dietrologica di certe posizioni anti-occidentali. Mi pare sia solo il caso di rammentare che quanto sta accadendo in Libia non sia altro che il seguito dei moti di rivolta che, a partire dall’Algeria, hanno attraversato la Tunisia, l’Egitto, il Marocco, passando per lo Yemen, la Giordania, la Siria e il Barhein. E’ il ’48 del nord Africa e del medio oriente.
Per finire, a proposito del ricorso all’uranio impoverito, la International Coalition to Ban Uranium Weapons, organizzazione internazionale cui fanno capo più di 125 ONG di 29 paesi, non più tardi di ieri ha dichiarato di non avere allo stato prove definitive che siano state utilizzate munizioni all’uranio impoverito da parte della coalizione statunitense, britannica, francese e italiana nel conflitto libico.
Insomma, vediamo di non scambiare la causa ( la repressione gheddafiana ) con l’effetto ( la ribellione dei libici ) e, soprattutto, ricordiamoci che Gheddafi è il boia non la vittima.


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