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La scelta nucleare: uomini contro. Coloro che la sostengono, come il Prof. Veronesi sono tutti incompetenti?

Di Renzo Riva (---.---.---.8) 10 marzo 2011 13:50
Renzo Riva

Ecco il testo dell’articolo pubblicato il giorno 9 Marzo 2011
sul Messaggero Veneto del gruppo L’Espresso-La Repubblica

Leggete i tre ultimi capoverso e ditemi se non sarebbe da castrarli.
Senonché loro stessi si danno la zappa sui piedi con i due capoversi precedenti dove sembra dicano:
"PECCATO CHE IL NUCLEARE COSTI COSI’ POCO" e ciò vuol dire riconoscere che le alternative sono COSTOSE e buone solo se avessimo miliardi da buttar via regalandoli alla mafia degli ecologisti, la mafia verde...

CRISI PETROLIFERA
NUCLEARE INEVITABILE
di FRANCO A. GRASSINI

Altri paesi produttori di petrolio, Kuwait, Emirati e Nigeria, si uniscono all’Arabia Saudita facendo sapere che accresceranno la produzione per compensare la perdita di quella libica e, soprattutto, per spegnere il fuoco dei prezzi in salita.
Contemporaneamente, per altro, alla pompa la benzina ha toccato limiti che da tempo non si ricordavano.
Segno, quest’ultimo, di un potere quasi monopolistico da parte delle compagnie che approfittano dei disordini in Libia per migliorare i loro margini più di quello che sarebbe consentito in un mercato concorrenziale, ma anche, al tempo stesso, indice di tendenze inflazionistiche, già alimentate dai rialzi nei prodotti agricoli e di altre materie prime, che possono avere pesanti conseguenze su almeno due piani.
Su quello dei consumi interni che, con ogni probabilità, saranno compressi dato che la domanda di benzina risente meno di altri beni, almeno nel breve periodo, di aumenti del prezzo e, quindi, impone altre rinunce.
Su quello monetario perché ridurrà notevolmente i dubbi della Banca Centrale Europea sui tempi di aumento dei tassi d’interesse, che quasi certamente avrà luogo in aprile, un paio di mesi prima di quanto si pensava. È vero, in termini reali gli interessi sono quasi negativi, ma un loro rialzo, anche moderatissimo, influisce sulle decisioni d’investimento.
E il rialzo contribuisce anche a una riduzione della domanda complessiva, già depressa per quanto riguarda i consumi. In altri termini le già modestissime forze della ripresa rischiano di indebolirsi ulteriormente e lasciarci più a lungo in una fase statica.
Nasce, a tal punto, la domanda sull’evitabilità degli aumenti della benzina e su quello che questo ci insegna perii futuro. Sul potere oligopolistico dell’Opec poco o nulla può fare un singolo Stato, forse nemmeno l’Unione europea.
Anche le compagnie petrolifere sono difficilmente attaccabili dati gli enormi investimenti che sarebbero necessari.
Tale potere, tuttavia, potrebbe, in Italia, essere ridotto arrivando a tagliare il legame tra i produttori di carburanti e la distribuzione degli stessi, sempre che quest’ultima venisse liberalizzata.
Qualche centesimo di meno sul prezzo della benzina sarebbe possibile.
La sete di dividendi del Tesoro da parte dell’Eni e la forza politica della corporazione dei distributori non lasciano molte speranze in tale campo.
La questione del prezzo del petrolio, tuttavia, si riallaccia a tutta la politica energetica.
Soprattutto in un’ottica di lungo periodo quando la crescente domanda, in particolare da parte dei paesi che continuiamo a chiamare emergenti anche se sono più che crésciuti, rischia di far aumentare ulteriormente i prezzi.
Se nulla possiamo fare per contrastare la disponibilità di petrolio da parte dell’Opec e del gas da parte di Russia e altri produttori, molto potremmo fare per contenere la domanda. Non si deve dimenticare che siamo il paese europeo maggiormente dipendente dall’estero per i consumi di energia.

Oltre l’80%, rispetto a una media europea di circa il 50%. Le energie alternative sono l’unica soluzione.
Ed è necessario riconoscere, anche se ci può dispiacere, che quella atomica è la meno costosa e maggiormente controllabile.

In questo ambito, da parte del nostro governo, si sono sentite molte promesse cui non è seguito alcun fatto concreto.
Certo è difficile vincere i timori, molto spesso infondati, degli interessi locali.
L’aumento del prezzo della benzina e la palese impopolarità dello stesso dovrebbero spingere il governo a trovare nell’opinione pubblica il necessario supporto, ma è molto, molto dubbio che un governo come quello che abbiamo, concentrato sulla quotidiana sopravvivenza, possa avere il coraggio di guardare lontano.

http://www.opinione.it/view_journal.php?file=09032011.opinione.pag10.c.pdf


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