Caro Giorgio
Naturalmente condivido integralmente le Tue osservazioni: ogni giorno si constatano le medesime situazione e gli stessi abusi. Occorre però considerare le specifiche responsabilità dei singoli colleghi ( tra i quali ovviamente inserisco il sottoscritto) e della categoria. Quante volte accade di sentire nei corridoi dei Tribunali di abusi ed ingiustizie subite quali professionisti. Tutto rimane nel segreto della chiacchiera e raramente seguono iniziative che sarebbero legittime e dovute. Quante volte la categoria o gruppi di singoli avvocati hanno sperimentato e attuato una qualche forma di associazionismo capace di "uscire" nel sociale e nella società? Non sbaglio molto se affermo MAI. Quanto la nostra capacacità di essere "imprenditori" ( nel rispetto della deontologia ) ha mai superato il limite " di coltivazione del proprio orto"? Spesso con il pensiero non confessato che la cosa importante fosse la brutta raccolta del vicino. Sono gli Ordini professionali ad essere distanti o gli avvocati singoli che se ne allontanano? La risposta non è univoca ma sarebbe importante una riflessione. Queste brevissime osservazioni per affermare che forse l’interrogativo più grande è quello della "coscienza del ruolo istituzionale".
Maurizio VECCHIO