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Nucleare: il rischio che corre l’Italia è reale

Di paolo (---.---.---.67) 25 febbraio 2011 18:59

Roberta , chi è che dice che non esistono metodi "scientificamente provati " per smaltire le scorie ?

Le scorie , specialmente con i reattori di III+ , sono in gran parte riprocessate o " bruciate" , con tecnologie peraltro in rapido sviluppo . Il residuo secco ,che viene vetrificato , in genere non arriva al 10 % . Tradotto in soldoni significa che una centrale da 1GW produce annualmente 25 -30 ton di scorie di alto livello , pari a circa 3 - 4 mc da destinare al confinamento geologico .
Calcolando un periodo medio di vita di un reattore pari a 60 anni , lo stoccaggio complessivo sarebbe pari a 180 mc(180 x 1 x 1 mt o poco più . Non mi sembra un’enormità per 60 anni di produzione !!
Riva ,nel suo commento , ti dice lo stato della distribuzione produttiva in termini percentuali . Quell’’81 % di " Fossili " dovrebbe allarmare proprio gli ecologisti come te .Le fonti rinnovabili , eolico ,solare e geotermico sono estremamente interessanti , ma ho già in un articolo cercato di illustrare anche l’illusione che sta dietro a queste soluzioni , al momento non esaustive della necessità di energia .
Poi Maurizio Vecchio ci dice che le vecchie centrali non sono esenti da pecche , che gli incidenti possono capitare e quindi che anche i rischi sono sempre possibili . Indubbiamente , ma nessun processo produttivo è esente da rischi ,neppure con le fonti rinnovabili , e oggi la tecnologia del settore ha maturato mezzo secolo di esperienze . Non è pertanto detto che ciò che alcuni decenni fa era rischioso lo sia anche oggi . Un’incidente come quello di Chernobyl ,peraltro frutto di incredibili negligenze, oggi sarebbe praticamente impossibile.Non confondiamo quindi la realtà con la letteratura , spesso spinta da interessi particolari , che tende a demonizzare il nucleare con fantasie create ad arte .
Le radiazioni ionizzanti sono una componente naturale a cui l’uomo è sempre stato esposto e oggi gli studi epidemiologici sugli effetti sono molto ben conosciuti , forse molto di più che in altre discipline ,cosi’ come gli strumenti di indagine sono ormai estremamente sofisticati . All’interno di un sito nucleare la percentuale di radiazione ionizzante deve essere più possibile prossima a quella naturale ,escludendo ovviamente locali specifici dove l’accesso avviene con idonee protezioni . Quindi un sito nucleare è sicuramente enormemente meno impattante di un’impianto chimico . Tanto per fare un’esempio ricordiamoci l’ACNA di Cengio o Seveso , come danni spesso permanenti all’ambiente .Poi c’è qualcuno che è arrivato a paventare il rischio nel caso di un attacco nucleare su una centrale . Credo che in un caso di quel genere il nocciolo del reattore non sarebbe il primo problema .
Concludo con un’invito . L’argomento non si presta per discussioni sulla base di opinioni , ritengo sia opportuno affidare ad organi scientifici competenti ogni decisione in merito e , anche per questo motivo , ritengo un’eventuale referendum popolare una madornale stupidaggine .

ciao a tutti 

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