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Il Risorgimento screditato

Di (---.---.---.245) 16 febbraio 2011 16:25

Forse Pompei va in pezzi per colpa dei Borbone?
Sig.Antonio, questo del risorgimento per il sud è un argomento davvero serio e sempre più sentito, cercare di affibbiare qualche categoria politica (marxiste o clericale) magari stantia alle evidenze che sempre più prepotentemente stanno minando le basi etiche e morali del risorgimento mi sembra quantomeno riduttivo. Riguardo al prima e dopo unità basterebbe una semplice analisi sulle condizioni del sud, un territorio dove praticamente non c’era emigrazione, a differenza dei territori del nord, divenne un bacino di manodopera per ogni angolo del mondo da cui partirono milioni e milioni di persone, e ancora oggi partono a centinaia di migliaia ogni anno, segno evidente, forse unico al mondo, di quanto sia attuale e di quanto gli effetti dell’unità d’italia siano ancora profondi nel sud; mi dispiace che vengano trattati così tanti argomenti in maniera così veloce e, se mi permette superficiale, a partire dalle analisi sugli stessi intellettuali da lei citati che ben presto iniziarono a fustigare non solo le classi meridionali, ma anche il modo in cui si stava facendo l’italia che stava massacrando il sud socialmente ed economicamente, Fortunato ad esempio (vittimista?) affermava in una lettera a Villari - L’unità d’Italia ... è stata, purtroppo, la nostra rovina economica. Noi eravamo, nel 1860, in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’unità ci ha perduti. E come se questo non bastasse, è provato, contrariamente all’opinione di tutti, che lo Stato italiano profonde i suoi benefici finanziari nelle province settentrionali in misura ben maggiore che nelle meridionali - e Salvemini ad esempio scriveva - Se dall’unità d’Italia il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata … è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone - lo stesso Nitti - Lo sviluppo del Settentrione è dovuto a cause storiche e alla sua posizione geografica. Per circa mezzo secolo è stato un drenaggio continuo, un trasporto di ricchezza dal Sud al Nord. Tale ricchezza ha permesso la formazione di grandi capitali che han reso possibile la educazione e la trasformazione industriale del Settentrione ... Nel 1887 è venuta la politica doganale e il Mezzogiorno, da colonia di contribuzione si è trasformato in colonia di consumo in favore dei produttori settentrionali. Al Sud non rimaneva che un solo privilegio: quello di pagare le maggiori imposte. Il governo prende le imposte e impone la corruzione politica -
Basterebbero già queste affermazioni di profondi unitaristi per dire che i primi anni dell’unità d’italia non furono tutti rose e fiori per il sud a cui fu riservato un trattamento per così dire “diverso”; ulteriori analisi andrebbero fatte, queste si riduttive dal suo punto di vista e da quanti cercano di sminuire il fenomeno brigantaggio postunitario adducendo il fatto che già prima erano presenti i briganti nel sud, cosa vera, ma erano fenomeni ben distinti per cause ed effetti; infatti il brigantaggio preunitario, del 1600-1700 è definito dagli storici, ovviamente non quelli pro-risorgimento, brigantaggio “sociale”, ed era presente non solo nel sud italia ma in quasi tutta europa, mentre il brigantaggio post-unitario aveva una causa e nemici ben precisi, i piemontesi, ed era una guerra a tutti gli effetti, esclusi alcuni casi di anarchismo e delinquenza tout court, partigiana; molti briganti erano ex-soldati, ufficiali ma anche avvocati, artigiani, contadini etc.

Riguardo alla politica economica già nel periodo pre-unitario il sud aveva prodotti di eccellenza e colture intensive che esportava all’estero, Francia soprattutto ma anche Inghilterra o America, con la svendita dei beni ecclesiastici, l’innalzamento feroce delle tasse, il primo liberismo che fece arrivare prodotti dall’estero, e dal nord italia, la conseguente emigrazione che vide partire soprattutto piccoli proprietari che nella partenza vendevano il proprio piccolo appezzamento, altro che sconfitto il latifondo, lo aumentarono a dismisura e questo aspetto sarebbe stato affrontato solo nel 2° dopoguerra e in pratica, per 70 anni molte terre andarono a finire nelle mani di pochi grandi proprietari; poi venne, come ben dice, il protezionismo ma non la dice tutta sulle cause in quanto motivo primo di questa politica economica era la necessità di porre le basi e salvaguardare lo sviluppo del sistema industriale settentrionale allora nascente e proteggerlo dalla concorrenza del sistema industriale europeo, ben più consolidato. Bisognerebbe anche guardare oltre ai meccanismi di un sistema economico sano perché molte delle industrie meridionali, le ricordo che il numero degli occupati nelle industrie al sud era più elevato di quelle al nord, furono letteralmente distrutte dallo stato; la invito a documentarsi sulla storia di Pietrarsa e sull’Ansaldo per vedere il trattamento riservato al mezzogiorno; nel sud c’erano due delle tre industrie ferroviarie più grandi eppure tutte  le commesse statali per la costruzione del sistema ferroviario nazionale andarono al nord con appalti pilotati da Cavour e dallo stato ad amici e parenti. Si ponevano insomma le basi per l’Italia di oggi.

Le ricordo che il primo piano di intervento industriale nel sud è stato inaugurato nel 1904, su forte volontà di Nitti, dopo dunque quasi 50 anni dall’unità.

Le risparmio una valutazione su cose evidenti e imbarazzanti, su cui non ci sarebbe nemmeno margine di discussione, tipo il motivo per cui il 1° re d’italia è un 2°, sui diritti di rappresaglia, stile SS, adottati dalle leggi Pica, il perchè ancora oggi, dopo 150 anni, gli atti dell’esercito sono ancora secretati, fino al ruolo della camorra e mafia (che massoni fecero l’italia ormai è risaputo) che poi ebbero uno sviluppo esponenziale fino all’italia di oggi.

A differenza di Cazzullo che vorrebbe gridare Viva l’Italia e farla gridare incasinando le carte sul tavolo, non curandosi della volontà sempre più marcata di conoscere la storia della propria terra e dunque la stessa storia d’italia da parte di molti meridionali, mi aspetterei per i 150 anni in quanto cittadino italiano semplicemente di conoscere la verità dei fatti, altrimenti è un altro mattone sul castello di falsità propinatoci fino ad oggi a scuola e nelle ricorrenze ufficiali. Poteva essere una grande occasione, la ricorrenza, per recuperare una memoria condivisa, nel bene o nel male, e cercare un nuovo inizio, un patto sociale tra cittadini rinnovato sulla base della conoscenza e della consapevolezza, invece si aggiunge un altro artificio e vuota retorica, buona solo per quando l’italia, e forse nemmeno più in queste occasioni, gioca a pallone.

Mi scusi per la lunghezza e gli errori ma è un tema a cui tengo molto, da cittadino e non da guastatore della festa.


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