Cara Caterina
Ho letto con molto interesse il tuo articolo . Manco dall’Universita’ da oltre trent’anni e mi
sono sempre chiesto a che punti siamo arrivati , soprattutto in relazione al resto d’Europa .
Le tue considerazioni mi fanno capire che non e’ cambiato molto e che non e’ pero’ tutto cosi’ negativo come apparentemente sembra , prescindendo , ovviamente,dagli esempi di ignoranza catastrofica che hai citato e che semmai chiamano in causa tutto l’impalcato scolastico italiano .
Io ero a Fisica a cavallo tra gli anni sessanta e settanta , il confronto tra le
nostre strutture didattiche e di laboratorio con quelle di equivalenti atenei tedeschi o francesi ,
sarebbe sicuramente risultato impietoso .
Ma la necessita’ aguzza l’ingegno e stimola la curiosita’ . Impone una visione piu’ generale .
Per questo gli italiani sono creativi , perche’ sono costretti a fare di necessita’ virtu’ .
Adesso pero’ non vorrei che qualcuno pensasse che il disagio sia "studiato" per conseguire
il risultato che ho detto .
E’ un alibi che non mi sento di concedere ai nostri governanti .
paolo