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Chi ha paura del rom cattivo?

Di (---.---.---.48) 26 settembre 2010 16:25

non si preoccupi per il ritardo.
perdoni invece me per la lunghezza della risposta e per alcuni tagli che ho dovuto effettuare alle citazioni dei suoi interventi

Io sono stato spesso a Roma e andavo spesso a Torino e risiedo in Sardegna, quando in Italia.[…] Un amico giornalista mi disse che arrivavano spacciandosi per profughi e subito invasero le strade, mentre la polizia li prelevava anche a forza (Visti di persona a Oxford Street attorno al 1996/97 se non erro).

Non ci sono ricette per l’integrazione. Ci sono poche oasi di pace in un deserto di intolleranza, razzismo più o meno giustificato, xenofobia, islamofobia ecc che, come avrà certamente notato non fanno che crescere nonostante le bugie che i vari governi ci propinano ogni giorno.


Cioè lei sostiene che la xenofobia ed il razzismo sono problemi che ostacolano l’integrazione e ma che per risolverli non bisogna eliminare tali ostacoli, ma l’immigrazione di persone che ne sono le vittime?
È un po’ come riscontrare la presenza di un cancro ai polmoni e risolverlo asportando i polmoni afflitti.

I campi nomadi attrezzati dai comuni sono un privilegio riservato ai nomadi. […]. E’ ovvio che lei vede solo una parte del problema.


Be’, se lei definisce un campo nomadi “un privilegio” potrei invitarla a farne all’interno la residenza di una sua seconda abitazione; aggirerebbe con facilità il problema dell’ICi.
Uscendo dalla spicciola ironia, si può affermare senza tema di smentita che la goccia di privilegi ( molti dei quali sono solo balle frutto della propaganda politica, che tra l’altro non capisco come lei possa ritenere “garantista” visti i tempi), la vita degli immigrati è costellata di ostacoli e discriminazioni tutte documentate. L’avevo invitata alla lettura del testo di Staglianò “grazie” in cui molte di tali vicende vengono documentate. Dagli assurdi meccanismi della bossi-fini, passando per l’obbligo per gli immigrati di dichiarasi autonomi per poter essere assunti e sottopagati nel mondo dell’edilizia, sino alla luminosa costatazione che gli immigrati sono state le prime vittime (un vero e proprio cuscinetto) della crisi economica che ha afflitto il mondo in questi anni, data la totale mancanza di garanzie economiche e sociali.
I privilegi di cui lei parla fanno parte delle politiche di welfare applicate a tutti i soggetti più sensibili, tra cui, ovviamente spiccano gli immigrati (ma solo se in regola, e sono davvero pochi).


Non sono d’accordo. […] Mi sento scavalcato mentre vedo gente che si sbraccia per difendere questa gente.

“Tendenzialmente criminali”? può per cortesia darmi una definizione non ambigua di tendenzialmente criminale? Anche perché se di tendenza si parla, no posso esimermi dal farle presente che le tendenze sono correggibili ed invertibili. Resta il fatto che finche i crimini sanzionati sono quelli comunemente riconosciuti come lesivi della persona (furto, rapina,omicidio, truffa) potrei anche convenire con lei. Ma se ci trovassimo in uno stato dove la libertà di espressione venisse dichiarata reato (e non siamo nel mondo della fantasia, purtroppo), e lei divenisse un criminale per essersi connesso ad un server vietato dal partito o aver pubblicato un articolo su di un blog? Andrebbe espulso anche lei? Ecco perché la difesa dei diritti civili di chiunque è essenziale perché anche i nostri vengano preservati.


B) le regole vengono fatte rispettare ed essendo ancora in vigore la pena di morte, checché se ne dica, è un grande incentivo all’ordine.


Inciso: ritiene davvero questa affermazione veritiera?
http://www.peacelink.it/storia/a/25...
Anche perché il fatto che gli USA detengano il record di percentuale più alta di detenuti per abitante condurrebbe ad altre conclusioni. Ma tralasciamo.

L’eccesso di tolleranza porta a contraddizioni che vanno a ledere i diritti delle persone perbene. Tutto nel nome di una "tolleranza" infinita che è un’enorme bugia, dato che sta creando una reazione contraria in un numero sempre più crescente di persone (E la recrudescenza delle destre estreme piuttosto che di quelle moderate ne è un chiaro indice, ultima in ordine di apparizione la Svezia). Ci vuole poco a capire cosa stia accadendo.

Può darsi, ma una strategia contro la crescente intolleranza potrebbe essere quella di sviluppare òla sensibilità ed il buon senso delle persone di fronte ai fatti. Cacciare gli immigrati perché altrimenti la gente priva di senso critico e contatto con la realtà potrebbe perdere la test, non mi pare sia una soluzione intelligente.
Piccola digressione sulla svezia e sul montante senso di insicurezza che ha figliato la vittoria del partito dei democratici svedesi . a quanto pare crisi economica, delinquenza ed integrazione hanno avuto pochissimo a che vedere con questo risultato
http://archiviostorico.corriere.it/...
e ciò è piuttosto indicativo.


Non interessa la loro concentrazione. […] La stampa mi interessa relativamente perché sempre orientata.

Il principio di proporzionalità che dovrebbe informare tutte le politiche governative, specie in ambito di sicurezza, non può che essere sensibile alle DIMENSIONI DI UN PROBLEMA. Qui stiamo parlando di microcriminalità in cui gli attori sono una comunità ETNICAMENTE ETEROGENEA di individui che costituiscono lo 0,3% della popolazione italiana e lo 0,6 di quella francese (percentuali ancora ridotte se parliamo di popolazione carceraria). Se il problema è di tali dimensioni anche la sua risoluzione apporterà dei benefici chiaramente proporzionali. Quindi minimi.
Ps anche io ho viaggiato ( e risieduto per periodi di durata anche annuale e all’estero). Non ritengo però che le miei opinioni, frutto di esperienze dirette possano avere un valore universale, dato che qualsiasi testimonianza, anche la mia e la sua, è frutto di una visione parziale e spesso condizionata da preconcetti. È per questo che mi affido ai dati

Il principio è che, contrariamente a quanto è accaduto finora, chi disturba la società deve esserne allontanato in un modo o nell’altro. Nel caso dei ROM il rimpatrio è la soluzione migliore, mentre nel caso di quelli italiani la galera è la soluzione migliore.


Lei sa, che anche ove possibile, rimpatriare un immigrato il più delle volte significa incentivarlo a cambiare la meta della successiva emigrazione? Via gli immigrati ed i nomadi dalla francia e dalla germania equivale più o meno a dire “spediamoli in italia, grecia o Inghilterra”. Potremmo chiudere le frontiere a tutti allora. Ma questo porterebbe al crollo dell’unione europea(fondata sulla libera circolazione di merci, capitali e PERSONE, della cui ultima categoria fanno parte anche rom rumeni, ,ungheresi, bulgari…). Non so come ne risentirebbe il suo business…

Stesso ragionamento applicasi a tutti gli altri immigrati che creano problemi o agli italiani che creano lo stesso tipo di problema. Se la soluzione per lei è tenerli tutti in Italia per "ammaestrarli" è evidente che non la pensiamo allo stesso modo.

Ad ammaestrarli preferisco l’espressione “applicare su di loro le regole codificate dalla nostra giustizia e dalla nostra costituzione”. Tra queste rientrano anche, l’arresto, il giusto processo, pene proporzionate, detenzione, eventuale riabilitazioni. Cose che,i uno stato civile e normale, dovrebbero essere applicate indistintamente a tutti. Ma che nel suo ragionamento vengono escluse a priori, o applicate secondo un criterio discriminatorio secondo il quale esistono cittadini di serie A (gli autoctoni) e cittadini di serie B ( immigrati, o “invasori”) ai quali il criterio di universalità del diritto non può essere applicato. Ciò credo sia frutto di una sua idea etnica di nazione, che non ha riscontri scientifici ed è foriera di pericolosissime conseguenze come la storia (anche recente ha dimostrato; vedi i balcani)

Inoltre ci sono paesi che stanno peggio a causa di altri immigrati. Svezia e Francia per esempio.

La svezia sta peggio di noi?? Da che punto di vista?

Non è relativizzando che dimostra di capire il concetto. In base al mio ragionamento devo dedurre che se in 40 anni tra Italia e estero son sempre gli stessi a creare problemi di criminalità, intolleranza, incompatibilità religiosa, criminalità seriale ecc, ci sono delle ottime ragioni per dire che quelle razze, religioni, etnie, delinquono o creano più problemi di altre. Negarlo sarebbe dire una bugia[..]Per gatti neri e compagnia cantante non ho elementi tali che giustifichino le stesse affermazioni che faccio per ROM e altri.

Come le ho detto nessuno nega che esista un problema con una comunità. Quello che le contestavo/amo è che A) la soluzione da lei proposta, quella del rimpatrio, possa essere la soluzione di alcunché B) che il problema dei rom abbia le dimensioni che lei, i media e la politica europea (questa storia che ci siano governi in europa che si sperticano per difendere l’integrazione e la tolleranza in base ad un ideale di relativismo paneuropeo mi pare una sciocchezza senza appigli alla realtà) gi conferite, che invece a nostro parere è solo un capro espiatorio per nascondere il fallimento nelle politiche sulla sicurezza c) che lei attribuisce ad ogni individuo, indiscriminatamente, le “colpe di un popolo”, applicando dei ragionamenti basati, nemmeno troppo surrettiziamente, sulla genetiche e la predestinazione, i quali, come lei non può non sapere non hanno alcuna valenza scientifica - a meno che il fatto che – tanti la pensano come me- non sia per lei un criterio sufficiente per validare la sua opinione-
Infine, e ciò discende dall’ultimo punto, lei fa un’ulteriore discriminazione nella discriminazione. Mentre, infatti, dopo aver confermato qualche post più sopra che la gente del sud italia si è macchiata di molteplici colpe, se non altro di indolenza, subito dopo  si sente pronto ad assolversi dal “peccato originale” che macchia la sua gente e dovrebbe macchiare anche lei, suppongo proprio in ragione degli sforzi che ha compiuto nella sua vita in quanto INDIVIDUO per distinguersi, lo stesso beneficio on lo concede al ro, o all’immigrato o allo zingaro, in quanto “tendenzialmente criminale”. Due pesi e due misure?

Il resto è aria fritta.

No, spesso il resto è quel tanto di buon senso che non ci permette di distinguere ciò che noi vogliamo vedere da quel che in realtà potrebbe essere. È l’incapacità di comprendere il mondo come più complicato di quel che crediamo


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