non si preoccupi per il ritardo.
perdoni invece me per la lunghezza della risposta e per alcuni tagli che ho dovuto effettuare alle citazioni dei suoi interventi
Io sono stato spesso a Roma e andavo spesso a Torino e risiedo in
Sardegna, quando in Italia.[…] Un amico giornalista mi disse che
arrivavano spacciandosi per profughi e subito invasero le strade,
mentre la polizia li prelevava anche a forza (Visti di persona a Oxford
Street attorno al 1996/97 se non erro).
Non ci sono ricette per l’integrazione. Ci sono poche oasi di pace in
un deserto di intolleranza, razzismo più o meno giustificato,
xenofobia, islamofobia ecc che, come avrà certamente notato non fanno
che crescere nonostante le bugie che i vari governi ci propinano ogni
giorno.
Cioè lei sostiene che la xenofobia ed il razzismo sono problemi che
ostacolano l’integrazione e ma che per risolverli non bisogna eliminare
tali ostacoli, ma l’immigrazione di persone che ne sono le vittime?
È un po’ come riscontrare la presenza di un cancro ai polmoni e risolverlo asportando i polmoni afflitti.
I campi nomadi attrezzati dai comuni sono un privilegio riservato ai
nomadi. […]. E’ ovvio che lei vede solo una parte del problema.
Be’, se lei definisce un campo nomadi “un privilegio” potrei invitarla
a farne all’interno la residenza di una sua seconda abitazione;
aggirerebbe con facilità il problema dell’ICi.
Uscendo dalla spicciola ironia, si può affermare senza tema di smentita
che la goccia di privilegi ( molti dei quali sono solo balle frutto
della propaganda politica, che tra l’altro non capisco come lei possa
ritenere “garantista” visti i tempi), la vita degli immigrati è
costellata di ostacoli e discriminazioni tutte documentate. L’avevo
invitata alla lettura del testo di Staglianò “grazie” in cui molte di
tali vicende vengono documentate. Dagli assurdi meccanismi della
bossi-fini, passando per l’obbligo per gli immigrati di dichiarasi
autonomi per poter essere assunti e sottopagati nel mondo
dell’edilizia, sino alla luminosa costatazione che gli immigrati sono
state le prime vittime (un vero e proprio cuscinetto) della crisi
economica che ha afflitto il mondo in questi anni, data la totale
mancanza di garanzie economiche e sociali.
I privilegi di cui lei parla fanno parte delle politiche di welfare
applicate a tutti i soggetti più sensibili, tra cui, ovviamente
spiccano gli immigrati (ma solo se in regola, e sono davvero pochi).
Non sono d’accordo. […] Mi sento scavalcato mentre vedo gente che si sbraccia per difendere questa gente.
“Tendenzialmente criminali”? può per cortesia darmi una definizione non
ambigua di tendenzialmente criminale? Anche perché se di tendenza si
parla, no posso esimermi dal farle presente che le tendenze sono
correggibili ed invertibili. Resta il fatto che finche i crimini
sanzionati sono quelli comunemente riconosciuti come lesivi della
persona (furto, rapina,omicidio, truffa) potrei anche convenire con
lei. Ma se ci trovassimo in uno stato dove la libertà di espressione
venisse dichiarata reato (e non siamo nel mondo della fantasia,
purtroppo), e lei divenisse un criminale per essersi connesso ad un
server vietato dal partito o aver pubblicato un articolo su di un blog?
Andrebbe espulso anche lei? Ecco perché la difesa dei diritti civili di
chiunque è essenziale perché anche i nostri vengano preservati.
B) le regole vengono fatte rispettare ed essendo ancora in vigore la
pena di morte, checché se ne dica, è un grande incentivo all’ordine.
Inciso: ritiene davvero questa affermazione veritiera?
http://www.peacelink.it/storia/a/25...
Anche perché il fatto che gli USA detengano il record di percentuale
più alta di detenuti per abitante condurrebbe ad altre conclusioni. Ma
tralasciamo.
L’eccesso di tolleranza porta a contraddizioni che vanno a ledere i
diritti delle persone perbene. Tutto nel nome di una "tolleranza"
infinita che è un’enorme bugia, dato che sta creando una reazione
contraria in un numero sempre più crescente di persone (E la
recrudescenza delle destre estreme piuttosto che di quelle moderate ne
è un chiaro indice, ultima in ordine di apparizione la Svezia). Ci
vuole poco a capire cosa stia accadendo.
Può darsi, ma una strategia contro la crescente intolleranza potrebbe
essere quella di sviluppare òla sensibilità ed il buon senso delle
persone di fronte ai fatti. Cacciare gli immigrati perché altrimenti la
gente priva di senso critico e contatto con la realtà potrebbe perdere
la test, non mi pare sia una soluzione intelligente.
Piccola digressione sulla svezia e sul montante senso di insicurezza
che ha figliato la vittoria del partito dei democratici svedesi . a
quanto pare crisi economica, delinquenza ed integrazione hanno avuto
pochissimo a che vedere con questo risultato
http://archiviostorico.corriere.it/...
e ciò è piuttosto indicativo.
Non interessa la loro concentrazione. […] La stampa mi interessa relativamente perché sempre orientata.
Il principio di proporzionalità che dovrebbe informare tutte le
politiche governative, specie in ambito di sicurezza, non può che
essere sensibile alle DIMENSIONI DI UN PROBLEMA. Qui stiamo parlando di
microcriminalità in cui gli attori sono una comunità ETNICAMENTE
ETEROGENEA di individui che costituiscono lo 0,3% della popolazione
italiana e lo 0,6 di quella francese (percentuali ancora ridotte se
parliamo di popolazione carceraria). Se il problema è di tali
dimensioni anche la sua risoluzione apporterà dei benefici chiaramente
proporzionali. Quindi minimi.
Ps anche io ho viaggiato ( e risieduto per periodi di durata anche
annuale e all’estero). Non ritengo però che le miei opinioni, frutto di
esperienze dirette possano avere un valore universale, dato che
qualsiasi testimonianza, anche la mia e la sua, è frutto di una visione
parziale e spesso condizionata da preconcetti. È per questo che mi
affido ai dati
Il principio è che, contrariamente a quanto è accaduto finora, chi
disturba la società deve esserne allontanato in un modo o nell’altro.
Nel caso dei ROM il rimpatrio è la soluzione migliore, mentre nel caso
di quelli italiani la galera è la soluzione migliore.
Lei sa, che anche ove possibile, rimpatriare un immigrato il più delle
volte significa incentivarlo a cambiare la meta della successiva
emigrazione? Via gli immigrati ed i nomadi dalla francia e dalla
germania equivale più o meno a dire “spediamoli in italia, grecia o
Inghilterra”. Potremmo chiudere le frontiere a tutti allora. Ma questo
porterebbe al crollo dell’unione europea(fondata sulla libera
circolazione di merci, capitali e PERSONE, della cui ultima categoria
fanno parte anche rom rumeni, ,ungheresi, bulgari…). Non so come ne
risentirebbe il suo business…
Stesso ragionamento applicasi a tutti gli altri immigrati che creano
problemi o agli italiani che creano lo stesso tipo di problema. Se la
soluzione per lei è tenerli tutti in Italia per "ammaestrarli" è
evidente che non la pensiamo allo stesso modo.
Ad ammaestrarli preferisco l’espressione “applicare su di loro le
regole codificate dalla nostra giustizia e dalla nostra costituzione”.
Tra queste rientrano anche, l’arresto, il giusto processo, pene
proporzionate, detenzione, eventuale riabilitazioni. Cose che,i uno
stato civile e normale, dovrebbero essere applicate indistintamente a
tutti. Ma che nel suo ragionamento vengono escluse a priori, o
applicate secondo un criterio discriminatorio secondo il quale esistono
cittadini di serie A (gli autoctoni) e cittadini di serie B (
immigrati, o “invasori”) ai quali il criterio di universalità del
diritto non può essere applicato. Ciò credo sia frutto di una sua idea
etnica di nazione, che non ha riscontri scientifici ed è foriera di
pericolosissime conseguenze come la storia (anche recente ha
dimostrato; vedi i balcani)
Inoltre ci sono paesi che stanno peggio a causa di altri immigrati. Svezia e Francia per esempio.
La svezia sta peggio di noi?? Da che punto di vista?
Non è relativizzando che dimostra di capire il concetto. In base al
mio ragionamento devo dedurre che se in 40 anni tra Italia e estero son
sempre gli stessi a creare problemi di criminalità, intolleranza,
incompatibilità religiosa, criminalità seriale ecc, ci sono delle
ottime ragioni per dire che quelle razze, religioni, etnie, delinquono
o creano più problemi di altre. Negarlo sarebbe dire una bugia[..]Per
gatti neri e compagnia cantante non ho elementi tali che giustifichino
le stesse affermazioni che faccio per ROM e altri.
Come le ho detto nessuno nega che esista un problema con una comunità.
Quello che le contestavo/amo è che A) la soluzione da lei proposta,
quella del rimpatrio, possa essere la soluzione di alcunché B) che il
problema dei rom abbia le dimensioni che lei, i media e la politica
europea (questa storia che ci siano governi in europa che si sperticano
per difendere l’integrazione e la tolleranza in base ad un ideale di
relativismo paneuropeo mi pare una sciocchezza senza appigli alla
realtà) gi conferite, che invece a nostro parere è solo un capro
espiatorio per nascondere il fallimento nelle politiche sulla sicurezza
c) che lei attribuisce ad ogni individuo, indiscriminatamente, le
“colpe di un popolo”, applicando dei ragionamenti basati, nemmeno
troppo surrettiziamente, sulla genetiche e la predestinazione, i quali,
come lei non può non sapere non hanno alcuna valenza scientifica - a
meno che il fatto che – tanti la pensano come me- non sia per lei un
criterio sufficiente per validare la sua opinione-
Infine, e ciò discende dall’ultimo punto, lei fa un’ulteriore
discriminazione nella discriminazione. Mentre, infatti, dopo aver
confermato qualche post più sopra che la gente del sud italia si è
macchiata di molteplici colpe, se non altro di indolenza, subito dopo
si sente pronto ad assolversi dal “peccato originale” che macchia la
sua gente e dovrebbe macchiare anche lei, suppongo proprio in ragione
degli sforzi che ha compiuto nella sua vita in quanto INDIVIDUO per
distinguersi, lo stesso beneficio on lo concede al ro, o all’immigrato
o allo zingaro, in quanto “tendenzialmente criminale”. Due pesi e due
misure?
Il resto è aria fritta.
No, spesso il resto è quel tanto di buon senso che non ci permette di
distinguere ciò che noi vogliamo vedere da quel che in realtà potrebbe
essere. È l’incapacità di comprendere il mondo come più complicato di
quel che crediamo
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