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Ci risiamo

Di (---.---.---.58) 14 agosto 2010 19:54
di Gabriele Bariletti: mud drops keep falling over us

(chiedo umilmente ospitalità per far sì che questo articolo possa essere letto anche la dove osa la censura. Grazie g.m.s.)

@ Sandro Cecconi

http://www.generazioneitalia.it/201...

Mi hai chiesto qualche impressione sulla intervista “redazionale” a Ciarrapico (http://www.ilgiornale.it/interni/lintervista_4_giuseppe_ciarrapico/11-08-2010/articolo-id=466441-page=0-comments=1), perché tu giustamente pensi che qui sia contenuto in nuce il programma di delegittimazione di Fini. Intanto nei redazionali di solito si fa alla moda di Marzullo: “si faccia una domanda, si dia una risposta”, e penso proprio che anche qui non si sfugga dalla norma.

Sarò sintetico; 2 punti mi colpiscono, vado per ordine:

- 1)

“Negli ultimi mesi di vita, bloccato nel suo letto nella casa di via Quattro fontane, Giorgio (l’ex segretario del Msi, N.d.R.) si confidò col sottoscritto: “Peppino, io di Fini non mi fido”. Aveva visto giusto.”

Il Ciarrapico si inoltra in dettagli seguendo un artificio retorico: i dettagli, peraltro noti ai più tra i lettori di target, danno credibilità alle parole di chi scrive. Almirante è defunto dopo una malattia trascorsa a letto e abitava davvero in via 4 fontane a Roma.

Acquisita credibilità si può dire, o far dire, qualsiasi cosa.

E’ interessante però l’accostamento tra Almirante e Lenin e, ovviamente, tra Fini e Stalin. Sì perché è noto dalla storia che Lenin, il comunista buono per alcuni, disse veramente una frase simile su Stalin a quella attribuita ad Almirante su Fini. Ma c’è una netta differenza.

Lenin non si era adoperato per promuovere Stalin perché gli succedesse (piuttosto non avendo previsto la sua fine repentina e non poté organizzare al meglio la propria successione) ma Almirante sì. Il successore di Almirante alla guida del MSI, quello che il grande leader storico aveva cresciuto, difeso, sopravanzato ad altri, anche con qualche forzatura alla democrazia interna, non fu né Gasparri , né Matteoli, né La Russa, né Alemanno…. Né tanto meno il pittoresco Ciarrapico: fu un tale Gianfranco Fini.

Detto questo l’argomento sembrerebbe vero solo perché non smentibile se non da un morto? Un po’ tirata, no?

A questo si aggiunge la frase:

“Giorgio Almirante di lui diceva che parla bene e che sa dire meglio di chiunque altro che l’estate fa caldo e l’inverno fa freddo, ma che bisogna avere del tempo prima per spiegarglielo bene”.

Secondo me la frase dimostra tutto l’astio del non prescelto Ciarrapico contro il suo capo allora moribondo: se davvero Almirante avesse pensato quelle cose di Fini sarebbe stato almeno malaccorto nel fare di un simile idiota il suo successore.

Anche Mussolini non era benevolo, e non sempre a ragione, con il segretario del PNF pro tempore Achille Starace. Di lui diceva: “è cretino ma ubbidisce”. Però il Duce non fece di Starace il suo successore, né mai pensò di farlo. Anzi, ad un certo punto, lo defenestrò pure da segretario del Partito. Aveva quindi buona coerenza il cinico Benito a mandare in giro allegramente barzellette su colui che non stimava affatto.

Ma a differenza delle vili opinioni espresse da uno degli intrallazzatori della sanità romana, e attribuite a chi non può più né confermare né smentire, la stima verso Fini da parte del suo mentore fu di tutt’altro tenore.

- 2)

“c’era un ragazzo di Bologna che doveva passare, se ricordo bene, da magistero a lettere, e che lo voleva mandare al Secolo. “È uno dei nostri?” chiesi. E lui. “Beh, proprio dei nostri non direi. È un fighetto” Così arriva ‘sto fighetto, ci parlo, mi racconta trafelato che aveva passato un brutto quarto d’ora perché dopo aver visto il film “Berretti verdi” all’uscita aveva preso qualche sganassone. Queste erano le sue credenziali.”

Il Ciarrapico si riferisce al colloquio con un suo anziano referente presso il Msi, il quale gli avrebbe presentato Fini nel modo descritto.

Anche qui la solita retorica “de noartri”: che Gianfranco fosse iscritto al Magistero è cosa nota ed ininfluente; la storia del film “Berretti verdi” è vera tanto che Fini la ha più volte riferita quale aneddoto. Quindi il Ciarrapico usa di nuovo i dettagli per essere credibile.

Anche qui traspare il disprezzo verso l’ex segretario del MSI. Ma se Fini fosse stato quest’ ebefrenico descritto dal Ciarrapico, cosa sarebbe stato in quanto a capacità di giudizio il grande Giorgio che promosse proprio Fini e non i colonnellini né “er ciociaro cor dialettaccio greve” – Mussoliniano, prego! - al ruolo di leader del Futuro per il partito?

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Chiudo. Proprio in questa fucina di repressi e di frustrati per la scelta del capo, poi riconfermata in termini democratici e con grande consenso dopo il periodo della segreteria Rauti, la scelta Almirantiana di fare di Fini il leader unico, si annida quello zoccolo duro di “utili idioti” sempre buoni per:

a)

 suggerire a Fini di dimettersi dalla Camera per divenire Ministro (al posto di Brambilla la Vittoria scosciante?) – chi lo disse con accento siculo milanese – e ghigno tra il mefistofelico di quartiere e il Vercingetorige etneo era stato di già rimunerato con autovettura di fabbricazione sovietica… pardon, Putiniana;

b) 

di suggerire a Fini di frequentare i bar non frequentati dai comunisti per capire che la gente vuole davvero il Berlusconi con contorno di omonimi del cardinale concordatario;

c) 

di ingiungere a Fini di ubbidire pedissequamente al diktat della maggioranza del partito, come proclamò quell’ altero tosco, tra una battuta al cinghiale in maremma e un buffetto di riconferma al vertice FS per uno dei responsabili del rogo viareggino;

d) 

sporgere denuncia per malversazione di eredità (qui però occorre una parentesi: i due “pidocchi nascosti nella criniera d’un nobile destriero”: la Destra, utili lo furono, ma proprio idioti, direi di no. La denuncia la fecero contro ignoti. Fosse mai che poi la malversazione non vi fosse stata o qualche responsabilità dovesse rinvenirsi tra i colonnelli del direttorio di AN?).

Questo è quanto. Per finire una riflessione: con Lutero che rischiava il rogo dopo la Dieta di Worms il suo avversario, l’elemosiniere di indulgenze padre Tetzel, con strisciante perfidia si informava sullo stato d’animo del Riformatore. A lui Lutero rispose con superiore disprezzo come dirò a breve.

Viste le inchieste, non contro ignoti, che caratterizzano i vani infangatori di Fini e la gravità delle stesse, a colui che sostenesse:

“Quel che penso oggi con questa storia di Montecarlo, con lo strappo del Pdl, con i valori che Fini ha via via rinnegato?”,

anche io come Lutero a Tetzel mi sentirei di chiedere con sommo disprezzo:

“e a te, come va la sifilide di tua madre?”. 


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