IL TELEFONO VIOLA con le Madri di uccisi dalle carceri di stato
Il “TELEFONO VIOLA” (contro gli abusi e le violenze psichiatriche) ,
ricordando le innumerevoli vittime dei manicomi e della tuttora
imperante psichiatria dei trattamenti sanitari obbligatori, negli
ospedali e nelle carceri italiane, dichiara il suo sostegno alla
Manifestazione Nazionale delle Madri delle vittime dello Stato, e
denuncia la condizione di costrizione e di umiliazione che in molti
casi fa desiderare la liberazione attraverso il suicidio. Che tornino
tutti questi nostri cari, più vivi di prima e più forti contro ogni
sopruso, soprattutto se istituzionale. Alessio Coppola, fondatore del
Telefono Viola e Presidente Telefono Viola Roma
collettivo antipsichiatrico a.artaud-pisa
nè in cella nè in reparto..BASTA MORTI DI STATO!!
27 ottobre 2005: muore a Trieste Riccardo Rasman di anni 33 nella sua
abitazione durante l´ esecuzione di un provvedimento di ricovero coatto. Venne ammanettato con le mani dietro la schiena e gli
furono legate le caviglie con un filo di ferro.
Gli agenti effettuarono su Rasman una prolungata pressione sul dorso e
lo lasciarono nella predetta posizione prona per diversi minuti
soffocandolo.
21 giugno
2006: muore a Cagliari in seguito a una tromboembolia venosa Giuseppe
Casu, venditore ambulante ricoverato con un Trattamento Sanitario
Obbligatorio( TSO) nel reparto psichiatrico di Cagliari, dopo essere
rimasto legato mani e piedi al letto per 7 giorni e sedato
farmacologicamente.
28 agosto
2006: muore a Palermo A.S., donna di 63 anni entrata in reparto
psichiatrico il 17 agosto e qui trattenuta per accertamenti; dopo
alcuni giorni di stato comatoso (dal 25 al 27) la donna si sarebbe
risvegliata per morire nella notte tra il 28 e il 29.
26 maggio
2007: muore a Bologna Edmond Idehen, nigeriano di 38 anni; l’uomo si
era sottoposto volontariamente alle cure, ma alla richiesta di poter
andare a casa i medici hanno deciso per il TSO e chiamato la polizia in
seguito alle sue insistenze; le indagini sulla sua morte sono ancora in
corso, la versione ufficiale parla di una crisi cardiaca avvenuta
mentre infermieri e poliziotti
tentavano di portare l’uomo sul letto di contenzione. .
12 giugno
2007: muore a Empoli Roberto Melino, 24 anni, per arresto
cardiocircolatorio; il giovane era entrato il 4 giugno in reparto in
Trattamento Sanitario Volontario (TSV), tramutato dai medici in TSO
alla richiesta di andare a casa; resta da chiarire se la morte sia
avvenuta per cause naturali o in seguito alla somministrazione di
qualche farmaco.
4 agosto 2009: muore Francesco Mastrogiovanni, anni 58, maestro di
scuola elementare ricoverato 4 giorni prima in TSO a Vallo della
Lucania.
Durante tutto il suo ricovero fu alimentato solo con soluzioni
fisiologiche, legato al letto per 80 ore in una posizione in cui è
compromessa la normale funzione respiratoria, sedato con farmaci
antipsicotici, senza essere monitorato dal personale. Ai polsi e alle
caviglie recava escoriazioni larghe 4 centimetri.
Queste morti sono soltanto alcune di una lunga lista avvenute all´interno di reparti psichiatrici.
Decessi in certi casi accaduti in circostanze sospette, le cui cause
rimangono oscure, gravissimi episodi che però non suscitano alcun
interesse nell’opinione pubblica e nei mass-media. Non può che rimanere
il dubbio su queste vicende, vere e proprie morti di Stato sulle quali
è necessario fare chiarezza.
I reparti psichiatrici come le carceri, gli Ospedali Psichiatrici
Giudiziari, i Centri di Identificazione e di Espulsione sono
istituzioni totali in cui i diritti umani sono costantemente violati,
zone d´ ombra impenetrabili e lontane dagli sguardi della collettività
in cui è possibile commettere ogni sorta di abuso avvalendosi di sicura
impunità.
La psichiatria, pseudoscienza priva di comprovate basi scientifiche e ben inserita nelle dinamiche economiche del profitto, agisce somministrando farmaci ed evitando di informare il paziente riguardo la natura, la posologia e le possibili contro-azioni dei composti chimici somministrati, effetti collaterali che vengono ignorati o tralasciati dai medici stessi; questi contro-effetti vanno dai disturbi dell´ attenzione e della memoria alla confusione mentale, da problemi nel funzionamento di organi a disturbi neurologici, fino al blocco cardio-circolatorio e cardio-respiratorio causando quindi la morte.
Costante è il ricatto della psichiatria e spesso impossibile per la
persona il sottrarsi al suo pressante controllo.
Assistiamo giornalmente a TSO totalmente arbitrari, spesso effettuati con l’uso della violenza, ricoveri volontari che diventano obbligatori nel momento in cui il paziente chiede di poter tornare a casa.
Sono ancora in uso l´elettroshock e la contenzione fisica, che possono giungere ad esiti tragici come nel caso di Giuseppe Casu e Francesco Mastrogiovanni.
La violenza psichiatrica non è limitata all´arco temporale del ricovero ospedaliero ma vede una sua continuazione anche all´esterno del reparto, nella vita quotidiana del paziente che sarà stigmatizzato per sempre come “malato mentale”, “pazzo”, persona da normalizzare o da emarginare.
L’invito è a rompere il silenzio, a denunciare gli abusi psichiatrici
perpetrati ai danni di individui troppo spesso impotenti perché
intrappolati nella solitudine psichiatrica, a distruggere quei miti di
cui la psichiatria si è circondata e a spezzare il muro di silenzio che
da sempre la circonda e la difende da attacchi esterni.
collettivo antipsichiatrico a.artaud-pisa
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