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Le bugie di Dell’Utri e i silenzi dei giornali

Di Federico Pignalberi (---.---.---.19) 13 dicembre 2009 22:51

La giustificazione “tengono famiglia” è un’attenuante che non si può accettare. Il giornalista ha una missione sociale a cui non si può sottrarre. La Carta dei doveri del giornalista parla chiaro: <<La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell’editore, del governo o di altri organismi dello Stato>>. Il proprio interesse personale viene dopo l’interesse del pubblico ad essere informato. I giornalisti devono <<difendere il diritto all’informazione di tutti i cittadini>>.

Nel caso in questione, l’incontro di Dell’Utri con gli amici dei Graviano è un fatto storico ammesso dallo stesso Dell’Utri nella sua agenda. Nessun giornalista lo ha raccontato. Nonostante la Carta dei doveri imponga che <<il giornalista non deve omettere fatti o dettagli essenziali alla completa ricostruzione dell’avvenimento>>. Se l’Ordine dei Giornalisti avesse un senso, sottoporrebbe a un processo disciplinare tutti i reticenti che lo hanno omesso e li punirebbe. Se venisse accertato che l’omissione è stata commessa per convenienza, e non solo per ignoranza, dovrebbe radiarli dall’Albo. Così chi “tiene famiglia” avrebbe bene in mente che a essere reticenti c’è da perdere il lavoro. E magari ci penserebbe due volte prima di autocensurarsi.

I giornalisti codardi che si autocensurano sono i primi responsabili del calvario di Enzo Biagi e dei tanti giornalisti-giornlisti che per non scendere a compromessi vengono messi alla porta o costretti a una Via Crucis intollerabile, illusi che qualcuno, un giorno, scriverà un "Elogio dei rompicoglioni".


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